Venerdì 20 giugno, all’Alguer Hall di Alghero, Cristina Nadotti presenterà il suo ultimo libro Il turismo che non paga, pubblicato da Edizioni Ambiente. L’appuntamento, inserito nelle anteprime del festival Dall’altra parte del mare e organizzato in collaborazione con l’Associazione Ginquetes, vedrà l’autrice dialogare con Ignazio Caruso.
Giornalista di lungo corso, già firma de la Repubblica per oltre vent’anni, Nadotti affronta con questo lavoro un tema raramente indagato con la necessaria lucidità: il rapporto fra la crescita turistica e i suoi costi sociali, economici e ambientali. Il turismo, troppo spesso presentato come soluzione universale ai mali di territori in crisi, viene qui osservato senza concessioni né semplificazioni.
L’inchiesta poggia su un impianto documentario preciso: accanto agli studi scientifici che da anni analizzano gli effetti dell’overtourism, l’autrice dà voce a chi subisce quotidianamente gli squilibri prodotti da un settore lasciato a se stesso. Pendolari che non trovano spazio sui mezzi pubblici, personale sanitario allo stremo nei mesi estivi, operatori ambientali impotenti davanti al degrado delle aree protette, residenti che vedono alterarsi le condizioni stesse della loro vita urbana: sono questi i testimoni diretti di un fenomeno che da opportunità si trasforma, progressivamente, in peso.
La Sardegna occupa un posto centrale nell’inchiesta, e non per caso. L’isola è da anni esposta a un flusso crescente che altera il proprio equilibrio demografico, abitativo e infrastrutturale. La retorica del turismo come unica industria possibile — alimentata da anni di narrazione istituzionale — viene così misurata sui dati e sulle contraddizioni concrete: la pressione sulle risorse idriche, l’impennata dei prezzi immobiliari, la precarizzazione del lavoro stagionale, la trasformazione di interi quartieri in ricettacoli per l’affitto breve.
Il turismo che non paga non è un pamphlet ideologico. Non chiede di chiudere gli aeroporti né di svuotare le spiagge. Piuttosto, denuncia l’assenza di una regia politica capace di governare il fenomeno e impedire che la crescita del settore si traduca nell’impoverimento della qualità di vita dei residenti. Il titolo è esplicito: il turismo, in molte realtà italiane e sarde, continua a non pagare il conto che lascia sul territorio.
L’incontro di Alghero offrirà così l’occasione per affrontare un tema che tocca nel vivo le dinamiche di sviluppo di un’isola sempre più dipendente da un settore che, senza correttivi, rischia di diventare esso stesso una forma di consumo del territorio.