Maria Goretti: Un messaggio scomodo e necessario per il nostro tempo

La storia di Maria Goretti, la giovane contadina di Corinaldo "martirizzata" a soli 12 anni il 6 luglio 1902 da Alessandro Serenelli mentre difendeva la sua purezza, è una delle agiografie più note e, allo stesso tempo, più complesse da affrontare con la sensibilità moderna. Canonizzata nel 1950 da Pio XII come "martire della purezza", la sua figura rischia di apparire distante, forse addirittura problematica, in un'epoca che giustamente enfatizza il consenso, combatte la cultura dello stupro e rifiuta ogni forma di colpevolizzazione delle vittime. Eppure, proprio in questa apparente distanza, risiede la sfida e l'attualità potente del suo messaggio, se lo sappiamo leggere oltre gli schemi tradizionali. Il fulcro della vicenda di Maria non è semplicemente un concetto astratto di "purezza", ma il suo coraggio eroico nel difendere la propria integrità fisica e la propria dignità di persona di fronte a una violenza brutale e premeditata. In un mondo dove la violenza contro le donne e i minori è una piaga tragica e quotidiana (dalle mura domestiche alle strade, al web), la figura di Maria Goretti si erge come un simbolo potentissimo della resistenza all'abuso. Il suo "No!" disperato e determinato è un grido che risuona per tutte le vittime, un monito contro la rassegnazione e un invito alla società a proteggere i più vulnerabili. La sua storia ci ricorda che il rispetto per l'inviolabilità fisica e psicologica dell'individuo, specialmente dei bambini, è un valore non negoziabile e universale. L'altro pilastro sconvolgente della vicenda è il perdono che Maria, morente, accordò al suo aggressore ("Lo perdono, voglio che venga con me in Paradiso") e che, anni dopo, fu pienamente abbracciato da Alessandro Serenelli stesso, divenuto un uomo redento. In un'epoca segnata da polarizzazione, rancore, desiderio di vendetta e incapacità di riconciliazione (dai conflitti globali alle liti social quotidiane), il perdono di Maria Goretti è un messaggio radicale e rivoluzionario. Non è remissività, né giustificazione del male commesso. È, piuttosto, l'affermazione di una libertà interiore che rifiuta di essere avvelenata dall'odio, riconoscendo nell'aggressore non un mostro irrecuperabile, ma un essere umano capace, potenzialmente, di conversione. È un perdono che nasce da una profondità spirituale immensa e che rappresenta una sfida per una società spesso incapace di uscire dal ciclo della violenza e del risentimento. Maria era una bambina costretta a crescere troppo in fretta, in condizioni di povertà e vulnerabilità. La sua tragica fine mette in luce, con drammatica chiarezza, l'estrema fragilità dei minori e la responsabilità collettiva di proteggerli. Oggi, con l'avvento del digitale e nuovi pericoli come il cyberbullismo, l'adescamento online e l'esposizione precoce a contenuti inappropriati, la difesa dell'infanzia è più urgente che mai. La figura di Maria Goretti diventa un monito perenne a vigilare, educare, creare ambienti sicuri e ascoltare la voce dei più piccoli, ricordandoci che la loro innocenza e sicurezza devono essere priorità assolute. È innegabile che alcuni aspetti della narrazione tradizionale su Maria Goretti possano risultare problematici: Il linguaggio della "purezza": Può essere frainteso come una colpevolizzazione indiretta delle vittime di violenza sessuale che non hanno potuto opporre resistenza. È essenziale ribadire che nessuna vittima è mai responsabile della violenza subita, indipendentemente dalle circostanze. La santità di Maria non sta nell'essere rimasta fisicamente "pura", ma nell'eroica difesa della sua persona e nella sua capacità di amare (perdonare) in condizioni estreme. L'enfasi sul sacrificio, può rischiare di glorificare la sofferenza invece di concentrarsi sulla denuncia della violenza e sulla protezione preventiva. La sua attualità non sta nell'invitare le ragazze a morire per difendere la castità, ma nel ricordarci con forza brutale il valore inviolabile di ogni persona umana, la capacità di resistenza del bene anche nel male più estremo, e il potere trasformativo di un amore che arriva a perdonare l'imperdonabile. In un'epora di fragilità relazionali e di violenza diffusa, Maria Goretti rimane un faro scomodo, ma indispensabile, che ci sfida a costruire una società più rispettosa, più coraggiosa nel difendere i deboli e più capace di quella misericordia radicale che sola può spezzare le catene dell'odio. La sua santità è nella sua innocenza violata e nel suo perdono impossibile, un messaggio che, seppur doloroso, continua a interrogare le coscienze e ad accendere speranza.

Cultura

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