Tra il fluire dell’acqua e il sussurro del vento, la Fontana di Rosello racconta la voce di Sassari. Le sue statue vigili osservano il tempo che scorre, mentre ogni goccia si mescola alla storia: dodici volti scandiscono i mesi, quattro guardiani custodiscono le stagioni. Sotto l’arco severo del ponte, la memoria trova il suo specchio liquido; e mentre il sole gioca tra le pietre, la città riscopre il riflesso della sua anima.
Nel cuore della valle del Rosello, l’acqua sgorga da dodici bocche, come se volesse scandire il ritmo delle stagioni. Otto teste di leone, quattro bocche di delfini, un ciclo che si ripete, un flusso che non conosce fine. Le statue delle stagioni, scolpite nella pietra, osservano il passaggio del tempo:
a) L’Inverno, un vecchio dormiente, attende il risveglio.
b) La Primavera, con la sua ghirlanda fiorita, annuncia la rinascita.
c) L’Estate, con il suo fascio di spighe, celebra l’abbondanza.
d) L’Autunno, con la pelle del leone, racconta la forza della terra.
Costruita tra il 1603 e il 1606, la fontana è un testimone silenzioso di secoli di storia: un tempo, gli acquaioli riempivano i loro barili, caricandoli sugli asini che attraversavano la città, e le donne lavavano la biancheria, affidando all’acqua il compito di purificare e rinnovare.
La Fontana di Rosello non è solo un monumento: è la voce del tempo che scorre; custode silenzioso di memorie e incontri, invita a fermarsi, a respirare, a lasciarsi avvolgere dal suo racconto. Mentre il vento attraversa la valle, porta con sé l’eco delle storie vissute, sospese tra acqua e pietra, pronte a risvegliarsi nella luce del presente.