Si fa presto a dire "estate". In Sardegna, mentre qualcuno pensa al mare, gli agricoltori e gli allevatori contano le perdite. Saldi PAC mai arrivati, controlli infiniti, virus che minaccia le stalle. Una miscela esplosiva che ha fatto scattare l’allarme al Centro Studi Agricoli Torre Piana.
Il presidente Tore Piana non usa mezzi termini. «Sono le ore 14.02 e come vi avevamo detto facciamo una diretta straordinaria per darvi alcune informazioni», esordisce. I temi sono due, ma bastano a far tremare le campagne: i pagamenti PAC e il virus della dermatite nodulare dei bovini.
Sul primo punto, la situazione è chiara. O meglio, disastrosa. Il 30 giugno era il termine per emettere i decreti di pagamento. Molti hanno visto accrediti parziali, altri niente. «Molti hanno ricevuto importi inferiori a quanto si aspettavano, a quanto stabilito nei bandi e nei preziari sia della PAC che dei bandi CSR, dal biologico al benessere animale», spiega Piana.
Il problema è serio: «Con la domanda 2023 il 5% di ritardi previsto per legge è stato superato di gran lunga, e la Regione ha dovuto tirar fuori quasi 11 milioni di euro, soldi tolti a scuole, ponti e comuni per coprire i buchi».
La soluzione? Piana la dice chiara: «Dopo il 30 giugno Argea si può mettere in mora. Se non avete ricevuto i saldi potete iniziare a diffidare».
Ma non finisce qui. Molti sportelli CAA sono intasati, stretti nella scadenza della domanda 2025 fissata al 16 luglio. «I CAA sono impegnatissimi, spesso non rispondono. Vi invito a chiamare direttamente Argea», dice Piana.
Il Centro Studi offre assistenza solo agli associati. «Solo chi firma il modulo ci autorizza a controllare la pratica. Chi non lo fa, rischia di farci beccare denunce per violazione privacy. Non possiamo permettercelo», spiega. Il costo dell’iscrizione? 30 euro. In cambio, la possibilità di far partire la diffida con l’ufficio legale.
«Entro domani pubblicheremo il modulo di segnalazione sul nostro sito. Chi lo invia, avvia la procedura per la verifica e la diffida ad Argea», precisa.
E chi spera in nuovi decreti? «Se ne possono fare a luglio, settembre, ottobre… Ma dopo il 30 giugno si entra in un limbo. Quindi chi aspetta farebbe meglio a muoversi», avverte Piana.
Poi c'è il virus. La dermatite nodulare dei bovini. «Situazione contagiosissima, in evoluzione ogni giorno. Se gestita male, rischia di mandare in crisi non solo la zootecnia sarda ma anche il polo di Arborea», denuncia il presidente.
Il Centro Studi riceve informazioni dall’assessorato alla sanità animale, ma non tutto è trasparente. «Siamo la quinta associazione riconosciuta, ma siamo stati esclusi dal tavolo verde e da importanti riunioni. Questo è un fatto gravissimo», sottolinea Piana.
E le voci ufficiose non mancano. «Stanno pensando di abbattere l’intera mandria se si trova un capo positivo. Gli indennizzi? 2 euro a chilo a peso vivo. Una miseria», dice.
La rabbia cresce: «Lo smaltimento delle carcasse costerà 300-500 euro a capo. I tempi dei rimborsi? Minimo 12 mesi, forse 14. E serve il Durc in regola, altrimenti non si prende un euro».
Piana non ci sta: «Siamo contrari all’abbattimento totale delle mandrie. Siamo contrari al Durc in questa emergenza. Vogliamo indennizzi calcolati al valore Ismea e non a peso vivo. Se un allevatore ha limousine iscritte all’albo, deve ricevere il giusto. Punto».
Altro punto caldo: la vaccinazione obbligatoria. «287 mila capi da vaccinare, con un vaccino vivo, attenuato. Noi chiediamo trasparenza e un contratto scritto fra Regione e allevatori, che tuteli chi subisce danni collaterali come aborti o morti. Senza quel contratto, non siamo d’accordo», avverte Piana.
E rincara: «Non vogliamo che gli allevatori sardi diventino cavie. Ho visto piangere allevatori, gente con mutui da pagare. Non possiamo abbandonarli».
Il Centro Studi non si limita alle denunce. Annuncia una riunione a Tramazza, il 18 luglio alle ore 11, nella sala Anfora. «Serve almeno la conferma di 30 allevatori. Se non arrivano, la riunione non si fa. Noi ci siamo, ma non vogliamo combattere da soli», chiarisce Piana.
Ultimo avviso: chi è entro 20 km dai focolai non può movimentare gli animali. «Pubblicheremo la nuova mappa. Se non potete spostare i capi, fatevi rilasciare certificazione ASL per non perdere i contributi PAC», spiega.
Piana chiude con un messaggio diretto, come un colpo di fioretto: «Non vogliamo più vedere allevatori con il cappio al collo per colpe non loro. La Sardegna è autonoma, ma deve dimostrarlo davvero. Non a parole, ma nei fatti».
Tra virus e fondi che non arrivano, questa estate gli agricoltori sardi non dormono. E non sarà certo un post social a risolvere i problemi. Servono scelte chiare. E servono subito.