La strada da Bollène a Valence si snoda per 160 chilometri sotto un cielo che promette
tempesta. È mercoledì 23 luglio e il Tour de France offre ai velocisti quella che potrebbe
essere la loro ultima occasione di gloria prima dell'epilogo parigino. Jonathan Milan lo sa
bene, così come lo sanno tutti quelli che puntano a una vittoria di tappa in questa Grande
Boucle che vede Tadej Pogacar saldamente in maglia gialla con oltre quattro minuti di
vantaggio su Jonas Vingegaard.
Quando alle 13:35 il gruppo si muove verso il chilometro zero, l'aria è già elettrica. Danny
van Poppel ha già alzato bandiera bianca, ritirandosi per tornare a casa dalla moglie e
dalla figlia appena nata. Un gesto che ricorda come dietro ogni corridore ci sia sempre una
vita, una famiglia, una storia che va oltre l'asfalto e la fatica.
Il via ufficiale scatta alle 13:49 e subito la corsa prende vita. Iván Romeo della Movistar
prova il primo squillo, ma è solo l'antipasto di una giornata che si preannuncia
movimentata. Quando si forma la fuga buona, sono in quattro a prendere il largo:
Vincenzo Albanese dell'EF Education, Quentin Pacher della Groupama-FDJ, Mathieu
Burgaudeau della TotalEnergies e il norvegese Jonas Abrahamsen della Uno-X Mobility.
Quattro nomi che il gruppo lascia andare senza troppi patemi, conscio che 160 chilometri
sono tanti ma non impossibili da gestire.
Dietro, la Lidl-Trek di Milan inizia subito il suo lavoro certosino, affiancata dalla Soudal
Quick-Step. Il copione sembra scritto: fuga lunga, inseguimento calibrato, volata finale. Ma
il ciclismo ha sempre qualche sorpresa nel taschino della maglia.
La prima scossa arriva quando mancano ancora più di cento chilometri al traguardo. Sul
Col du Pertuis gli INEOS Grenadiers decidono di alzare il ritmo con Geraint Thomas e
Axel Laurance. È una mossa tattica che fa male ai velocisti puri: Jonathan Milan perde le
ruote del gruppo e si ritrova a inseguire con un ritardo di 45 secondi. Dietro di lui, in
difficoltà, ci sono anche Merlier e Groenewegen. La maglia verde di Wout van Aert prova a
sfruttare il momento e parte all'attacco, ma il tentativo non sortisce gli effetti sperati.
È il momento di maggiore apprensione per i corridori che puntano alla volata. Milan,
invece di risparmiarsi, decide di spendere energie preziose per rientrare in prima persona.
Una scelta coraggiosa che alla fine paga: il ricongiungimento avviene e la corsa torna sui
binari che tutti si aspettavano.
Davanti, intanto, la fuga vive i suoi ultimi chilometri di libertà. Sul Col de Tartaiguille, ultima
asperità di giornata, van Aert ci riprova ma anche questo tentativo si spegne sotto la
pioggia che inizia a cadere. Il cielo si fa sempre più scuro e l'asfalto diventa scivoloso,
ingredienti che rendono tutto più imprevedibile.
Negli ultimi chilometri la tensione è palpabile. Abrahamsen prova la disperata fuga solitaria
ma viene ripreso quando mancano sei chilometri al traguardo. Il gruppo si allunga come
un serpente, i treni delle squadre dei velocisti iniziano a formarsi mentre la pioggia
continua a cadere insistente.
Poi, negli ultimi chilometri, succede l'impensabile. Milan e Merlier, forse per un errore di
valutazione o per scelta tattica, prendono una rotonda dal lato lungo, perdendo posizioni
preziose. È un momento che potrebbe costare caro, ma Jasper Stuyven, compagno di
squadra di Milan, lavora alacremente per riportare la maglia verde nelle prime posizioni.
L'ultimo chilometro è puro caos. Una caduta coinvolge diversi corridori, tra cui Merlier e
Biniam Girmay. I due velocisti finiscono sull'asfalto bagnato proprio quando la volata sta
per esplodere. Il gruppo si dimezza, restano una decina di uomini a giocarsi la vittoria.
Milan e Davide Ballerini sono davanti quando mancano duecento metri al traguardo. C'è
anche Jordi Meeus, così come Arnaud De Lie. Yevgeniy Fedorov parte lungo con Ballerini
a ruota, ma quando il momento giusto arriva, è Milan a scattare. I suoi duecento metri
finali sono perfetti: potenza, tecnica e scelta dei tempi si fondono in una progressione che
lascia poco spazio agli avversari.
Meeus prova a rispondere, lo affianca negli ultimi metri, ma Milan ha quella mezza
bicicletta di vantaggio che in volata vale quanto un'eternità. La vittoria è sua, conquistata
sotto la pioggia, dopo una giornata in cui ha rischiato di non esserci nemmeno.
Dietro di loro, De Lie chiude quarto, mentre Ballerini e Alberto Dainese completano il
quadro di una volata che resterà nella memoria per il coraggio mostrato sull'asfalto
scivoloso. Girmay, rialzatosi dopo la caduta, taglia il traguardo sofferente ma con l'orgoglio
di chi non si è mai arreso.
Per Milan è una vittoria che vale doppio: non solo il successo di tappa, ma anche punti
preziosi per la classifica a punti dopo aver vinto anche il traguardo volante di giornata. In
una corsa che vede Pogacar dominare la generale, ogni piccola battaglia assume un
significato particolare.
Quando l'ultimo corridore taglia il traguardo di Valence, la pioggia continua a cadere come
se volesse lavare via la fatica di una giornata intensa. Milan alza le braccia al cielo,
bagnato ma felice. Ha colto l'ultima occasione, forse l'ultima vera occasione per i velocisti
in questo Tour. E lo ha fatto nel modo più bello: correndo.