Conto alla rovescia delle imprese sarde per i dazi al 30%

Conto alla rovescia delle imprese sarde per i dazi al 30%. Giacomo Meloni (Presidente Confartigianato Sardegna): “L’incertezza è stata la nemica più pericolosa ma le aziende stanno dimostrando una grande capacità di resistenza e adattamento”. Caos dazi con 1 intervento ogni 6 giorni. Export Sardegna-USA: quasi mezzo miliardo di euro. I produttori sardi hanno cominciato il conto alla rovescia per capire se veramente, dal primo agosto, le merci europee saranno tassate del 30% al loro arrivo negli USA. “L’incertezza sulle decisioni internazionali è stata, fino a pochi giorni fa, la nemica più pericolosa per le nostre imprese. Rinvii, minacce e negoziati incerti hanno paralizzato le scelte di investimento e frenato la fiducia degli imprenditori. Con l’annuncio del Presidente americano è diventato obbligatorio scegliere come reagire e come affrontare questo nuovo scenario”. Così Giacomo Meloni, Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, commenta la probabilità dell’entrata in vigore dei dazi americani verso i prodotti europei e, di conseguenza, anche per quelli sardi. A livello Nazionale, la guerra dei dazi è degenerata in una successione di annunci, rinvii, applicazioni e aliquote applicate che hanno reso difficili le decisioni delle attività produttive. Nella trattativa tra Unione europea e Stati Uniti, tra il 10 di febbraio e il 14 luglio, si sono succeduti 25 interventi, uno ogni 6 giorni, di cui 7 annunci, 9 sospensioni e rinvii, 6 entrate in vigore, oltre a 3 altri interventi. Ciò ha influito negativamente sulla dinamica delle vendite del made in Italy nel mondo, che ha segnato un calo dell’1,9% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, dopo il +5,9% di marzo e il +0,5% di aprile. Tale incertezza sul commercio mondiale determinata dal caso-dazi rischia di compromettere la ripresa in corso del made in Italy: nei primi cinque mesi del 2025 l’export cresce dell’1,6%, in frenata rispetto al +2,5% dei primi quattro mesi del 2025. Secondo il dossier elaborato dall’Ufficio studi di Confartigianato Imprese Sardegna su dati Istat, che ha analizzato i flussi commerciali dall’Isola verso il Continente americano ad aprile 2025, i rapporti economici tra la regione e gli Stati Uniti hanno totalizzato 492 milioni di euro, relativi a tutto il manifatturiero petroliferi inclusi rappresentando l’1,5% sul valore aggiunto della Sardegna. Alimentari, prodotti in legno e metallo, pelletteria, abbigliamento e tessile, mobili e ceramiche ma anche semilavorati lapidei, prodotti chimici, macchinari e attrezzature hanno raggiunto un mercato ricco e sempre attento alle produzioni italiane e sarde. I dati provinciali dicono che Cagliari ha esportato per 344milioni, il nord Sardegna per 98milioni, Nuoro per 35milioni, il Sud Sardegna per 8 e Oristano per 7. All’interno di questi numeri, 118 milioni di euro sono rappresentati dall'export manifatturiero, al netto dei prodotti energetici, e 85 milioni di euro di export sono rappresentati dalle esportazioni sarde di prodotti realizzati nei settori - alimentare, tessile, abbigliamento, calzature, legno, mobili, prodotti in metallo, gioielleria e altre manifatture- a maggior concentrazione di MPI. Gli Stati Uniti, infatti, rappresentano un importante mercato di riferimento per le imprese della Sardegna, classificandosi come terzo mercato di riferimento per le esportazioni isolane dopo Francia e Spagna. “Il nodo da sciogliere non è solo commerciale ma strategico, adesso abbiamo una risposta e quindi possiamo agire di conseguenza – continua Meloni - le nostre imprese stanno dimostrando una grande capacità di resistenza e adattamento, ma il continuo rinvio di decisioni, sfociato poi con l’annuncio della Casa Bianca, ha creato un clima di attesa che è diventato, con il passare delle settimane, un limbo dannoso”. “Ogni giorno che passa grava sui bilanci aziendali - sottolinea il Presidente di Confartigianato Sardegna - ora è necessario recuperare questo tempo di attesa. Le nostre aziende devono prendere una strada ben definita. L’incertezza che ha regnato fino a questo momento, da un lato non ha permesso di pianificare azioni e fare scelte rispetto i mercati di riferimento e dall’altro ha bloccato l’avvio di azioni sindacali concrete e puntuali a sostegno delle aziende e dei loro bisogni prioritari” Già in primavera Confartigianato, a livello nazionale, aveva calcolato che dazi del 20% avrebbero causato in Italia una contrazione dell’export del 16,8%. Secondo l’Ufficio Studi Nazionale dell’Associazione Artigiana, la nuova tariffa del 30% aggraverà ulteriormente una situazione già complicata e restringerà significativamente le esportazioni verso il Paese statunitense, senza valutare il suo effetto indiretto, dato da una minore domanda di Nazioni che esportano prodotti negli Stati Uniti che utilizzano come input semilavorati e macchinari prodotti nello Stivale. Uno stato di cose che andrebbe a raffreddare anche la produttività sarda, considerato che il suo traino è fatto proprio da quelle micro e piccole imprese, spesso a conduzione familiare, che sono colonna portante dell’economia territoriale. “Questa guerra commerciale - aggiunge Meloni - penalizzerà tutti, compresi i consumatori americani: non dimentichiamoci che i nostri prodotti d’eccellenza Made in Italy non sono replicabili e sono particolarmente richiesti e apprezzati dalla clientela USA”. Quanto alle misure da mettere in atto, Confartigianato Sardegna ricorda quanto sia utile lavorare anche a livello interno, creando un piano nazionale che garantisca liquidità alle imprese in caso di shock commerciali. Quindi, è fondamentale operare nel breve periodo per rintracciare mercati di sbocco alle produzioni, sondando quelli a più elevato potenziale come America Latina, Sud Est asiatico, Turchia, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Nord Africa e Africa Subsahariana. Meloni conclude sostenendo la linea del Presidente nazionale di Confartigianato Marco Granelli, quella cioè di perseguire con determinazione la via del dialogo con Washington: “Serve un forte rilancio del dialogo USA-UE, che possa scongiurare un’escalation protezionistica che metterebbe in crisi territori come il nostro, dove l’export non è solo una voce economica, ma un’identità produttiva. Se l’Europa in questo momento sta lavorando in un “doppio binario” tra la diplomazia delle trattative e l’azione concreta delle contromisure, al Governo chiediamo misure rapide per sostenere l’export, incentivare l’innovazione e rafforzare la competitività del nostro sistema produttivo. Le imprese artigiane sarde hanno dimostrato di sapere stare sui mercati mondiali: adesso meritano strumenti certi e concreti per continuare a farlo”.

Economia

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