Pogacar vola a Peyragudes: il fenomeno sloveno domina la cronoscalata e rafforza la leadership Gialla

13ª Tappa Tour 2025: Sui tornanti pirenaici sembra delinearsi il destino della Grande Boucle. Vingegaard limita i danni, Evenepoel crolla.

PEYRAGUDES - Nelle pieghe tortuose dei Pirenei, dove l'asfalto si arrampica verso il cielo a gradini di dolore, Tadej Pogacar scrive un'altra pagina di leggenda. La cronoscalata di Peyragudes diventa teatro del suo ennesimo capolavoro: 23 minuti netti per domare i 10,9 chilometri che da Loudenvielle portano a quota 1561 metri, con un finale che mozza il fiato e le gambe a chiunque non abbia il dono della grazia ciclistica. È venerdì 18 luglio, sono le 13:10 quando Matteo Vercher rompe il silenzio della montagna. Dopo di lui, come in una processione verso il calvario, si susseguono i 173 superstiti di questo Tour che già sa di epico. La strada è spietata: dopo 2,9 chilometri di falso piano, otto chilometri di salita pura al 7,9% di pendenza media, con punte che toccano il 16%. Qui le gambe parlano e i cronometri non mentono. Il primo sussulto arriva quando Lucas Plapp dell'Jayco AlUla ferma le lancette sui 24'58", tempo che sembra destinato a reggere a lungo. L'australiano, specialista contro il tempo, ha trovato il ritmo giusto sui tornanti, precedendo di 2'51" il giovane belga Lennert Van Eetvelt. Ma sui Pirenei, quando i big prendono il via, le gerarchie cambiano come il vento di montagna. Lenny Martinez del Bahrain Victorious si avvicina pericolosamente, chiudendo a soli 23 secondi da Plapp. Il francese, con quella classe innata che solo i transalpini sanno esprimere in salita, mette in allarme i cronometristi. Ma è solo l'antipasto di quello che sta per accadere. Quando Adam Yates dell'UAE Team Emirates XRG taglia il traguardo in 25'15", a soli 17 secondi da Plapp, la montagna trema. Il britannico, fratello d'arte e scalatore sopraffino, ha fatto capire che i big sono pronti a fare sul serio. La sua prestazione è il segnale che la corsa vera sta per iniziare. Alle 16:50, con le partenze che si diradano ogni due minuti, entrano in scena i protagonisti della classifica generale. Matteo Jorgenson del Team Visma | Lease a Bike passa al primo intermedio con otto secondi di vantaggio su Plapp, preannunciando una prestazione di altissimo livello. L'americano chiuderà secondo, a soli 4 secondi dal leader provvisorio. Ma quando Primož Roglic della Red Bull - BORA - hansgrohe spinge sui pedali della sua bicicletta da cronometro, la montagna si inchina. Lo sloveno, campione di specialità e veterano di mille battaglie, stoppa il cronometro sui 24'20", strappando momentaneamente la vetta della classifica di tappa a Plapp. Alle 17:02 parte Remco Evenepoel. Il belga della Soudal Quick-Step, maglia bianca al petto, aveva iniziato la giornata a 4'45" da Pogacar nella generale. Ma sui tornanti di Peyragudes, il campione fiammingo vive una giornata nera. Problemi al cambio nel finale, gambe che non girano, 25'39" all'arrivo che sanno di beffa per un corridore del suo calibro. Due minuti prima di lui era partito Jonas Vingegaard. Il danese del Team Visma | Lease a Bike, vincitore delle ultime due Grande Boucle, sa che questa cronoscalata può decidere il suo destino.

Pedala con la disperazione di chi sente sfuggire il sogno, ma anche con la classe cristallina che lo ha portato sul tetto del mondo. 23'36" il suo tempo, secondo provvisorio dietro Roglic. Alle 17:05 è il momento della verità. Tadej Pogacar scende dalla pedana di partenza con quella tranquillità serafica che solo i fuoriclasse sanno mostrare nei momenti decisivi. Al primo intermedio, dopo 4 chilometri, passa in 5'28", polverizzando ogni riferimento. È già chiaro che stiamo assistendo a qualcosa di straordinario. Il fenomeno sloveno dell'UAE Team Emirates XRG vola sui tornanti come se la gravità fosse un optional. Al secondo rilevamento cronometrico mantiene 23 secondi di vantaggio su Vingegaard, che pure sta disputando una cronoscalata di altissimo livello. Negli ultimi 3,3 chilometri, quelli che decidono le cronoscalate, Pogacar amministra con la sicurezza di chi sa di avere qualcosa in più degli altri. 23'00" netti all'arrivo. Trentasei secondi di vantaggio su Vingegaard, 1'20" su Roglic. Non è solo una vittoria di tappa, è una dimostrazione di forza che suona come una sentenza per questo Tour de France. La classifica generale si ridisegna con tratti sempre più marcati: Pogacar allunga su Vingegaard (ora a 4'07"), mentre Evenepoel precipita a 7'24", perdendo persino la maglia bianca a favore di Florian Lipowitz. Tra le note dolenti di questa giornata pirenaica, l'episodio di Bryan Coquard, costretto forse a chiudere qui il suo Tour a causa della frattura al dito che potrebbe impedirgli di frenare in sicurezza. Il velocista francese potrebbe salutare con 6'29" di ritardo in giornata, dentro il tempo massimo fissato al 40%, ma con l'amarezza di chi potrebbe dover arrendersi alla sfortuna. Con questa cronoscalata, Pogacar non si limita a vincere una tappa: ipoteca un Tour che sembrava già in cassaforte e che ora appare blindato. I Pirenei, ancora una volta, hanno fatto giustizia, premiando il più forte con la spietatezza che solo la montagna sa mostrare. Domani si riparte, ma con una certezza: questo Tour porta già il marchio del fenomeno sloveno.

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