14ª Tappa Tour 2025: Il britannico dell'Ineos vola solitario a Luchon-Superbagnères mentre il campione belga chiude il suo calvario con un gesto di classe. Pogacar allunga su Vingegaard
La montagna non perdona, ma a volte sa anche commuovere. A Luchon-Superbagnères, teatro della quattordicesima frazione del Tour de France 2025, la nebbia che avvolge come un sudario le vette pirenaiche è testimone di due storie che si intrecciano: quella di un trionfo meritato e quella di un addio doloroso ma dignitoso.
Thymen Arensman vola verso il successo più bello della sua carriera, conquistando in solitaria l'arrivo in quota dopo una fuga di oltre trenta chilometri che lo porta a tagliare il traguardo con un minuto e otto secondi di vantaggio su Tadej Pogacar. Ma il vero protagonista di questa giornata di 182,6 chilometri e quasi cinquemila metri di dislivello è paradossalmente chi la corsa l'ha abbandonata: Remco Evenepoel.
Il campione olimpico, reduce da giorni di crisi profonda, scrive l'ultima pagina della sua partecipazione al Tour con un gesto che vale più di mille vittorie. Mentre la sua maglia bianca si stacca inesorabilmente dal gruppo principale sul mitico Tourmalet, il belga trova la forza di fermarsi e regalare la sua borraccia a un bambino che indossa incredibilmente la maglia di una squadra avversaria.
Un momento di pura umanità che riscatta una settimana di sofferenza e preannuncia la decisione che maturerà poco dopo: il ritiro dal Tour.
Ma la corsa, spietata come solo lei sa essere, non aspetta i drammi umani. Sul Tourmalet, primo dei quattro gran premi della montagna di giornata, la selezione inizia subito. La UAE Team Emirates di Pogacar lascia fare, controllando con Nils Politt mentre davanti si forma un gruppetto di fuggitivi guidato da Lenny Martinez, Sepp Kuss e Valentin Paret-Peintre. È qui che Mattias Skjelmose vive il suo personale calvario: una caduta contro un segnale stradale lo costringe a proseguire visibilmente ferito prima di alzare bandiera bianca insieme a Evenepoel.
La corsa si accende davvero quando inizia la salita finale verso Luchon-Superbagnères.
Thymen Arensman, il ventiquattrenne dell'Ineos Grenadiers, sente che è il suo momento e attacca a poco più di trenta chilometri dall'arrivo sul Col de Peyresourde. È una mossa coraggiosa che inizialmente sembra destinata al fallimento, ma che invece si trasforma nella fuga vincente.
L’olandese martella un ritmo costante e devastante, guadagnando metro dopo metro sui compagni di fuga. Dietro, il gruppo dei migliori si assottiglia progressivamente sotto il ritmo imposto dalla UAE, con Marc Soler e Adam Yates che fanno selezione per il loro capitano.
Negli ultimi chilometri, avvolti da una nebbia così fitta da sembrare tagliabile con il coltello, va in scena il duello che tutti aspettavano. Jonas Vingegaard attacca a quattro chilometri dalla vetta, ma Pogacar non si scompone. La maglia gialla resta incollata alla ruota del danese, studiandolo, aspettando il momento giusto. Quando mancano duecento metri al traguardo, lo sloveno scatta con la velocità del fulmine e brucia Vingegaard, guadagnando anche gli abbuoni che gli permettono di allungare ulteriormente in classifica generale.
Ma il vero vincitore è Arensman, che taglia il traguardo con le braccia al cielo dopo una delle fughe più belle viste in questo Tour. Il corridore dell'Ineos, alla sua prima vittoria in un Tour de France, ha saputo dosare le energie alla perfezione, resistendo al ritorno dei fenomeni e conquistando un successo che vale una carriera.
Dietro di lui, Pogacar consolida la leadership con 4'13" su Vingegaard, mentre la classifica generale si rivoluziona. Florian Lipowitz sale al terzo posto davanti a Oscar Onley, con Primož Roglic che scivola al sesto posto dopo una giornata difficile.
La frazione odierna conferma come questo Tour stia regalando emozioni a ogni pedalata. Dal dramma umano di Evenepoel al trionfo di Arensman, passando per la guerra di nervi tra Pogacar e Vingegaard, Luchon-Superbagnères diventa teatro di una delle tappe più significative di questa Grande Boucle.
Tra la nebbia che avvolge i Pirenei, il ciclismo mostra ancora una volta il suo volto più autentico: quello di uno sport dove la sofferenza e la gioia camminano a braccetto, dove i gesti di umanità valgono quanto le vittorie, dove ogni pedalata può scrivere la storia. Arensman può festeggiare il suo trionfo, ma la vera vittoria oggi l'ha conquistata il ciclismo stesso, con le sue storie di uomini prima ancora che di campioni.
Con 1.083 metri di dislivello medio per ogni ora di corsa, la quattordicesima tappa rimarrà negli annali come una delle più dure di questo Tour, ma anche come quella che ha mostrato il lato più nobile dello sport più bello del mondo.