Aborto in Sardegna, il report di Medici del Mondo: “Troppi ostacoli e dati opachi”

Un diritto sulla carta, un percorso a ostacoli nella realtà. L’Interruzione Volontaria di Gravidanza in Sardegna continua a scontrarsi con carenze informative, accessi diseguali e pratiche chirurgiche ormai considerate superate. Lo denuncia il terzo report annuale di Medici del Mondo, presentato a Roma in vista della Giornata Internazionale per l’Aborto Sicuro del 28 settembre.

Il documento porta un titolo eloquente: “Aborto senza numeri – L’assenza di dati come politica di deterrenza e causa di disuguaglianza”. E infatti la prima denuncia riguarda la trasparenza. La Regione, sollecitata da richieste di accesso civico, ha fornito dati vecchi e aggregati, tanto da rendere difficile persino capire dove e come sia possibile abortire.

Un problema che ha costretto anche il consigliere regionale Valdo Di Nolfo, di maggioranza, a chiedere chiarezza. Alla fine i dati sono arrivati: su 183 ginecologi in Sardegna, 100 sono obiettori di coscienza. Più della metà, anche se in calo rispetto al passato.

La conseguenza è evidente: in molte aree dell’Isola le donne sono costrette a spostarsi. Nell’ex provincia del Sud Sardegna oltre il 70% delle persone ha dovuto cambiare zona per abortire, a Oristano più della metà, a Nuoro quasi quattro su dieci.

C’è poi il nodo dei metodi. In Sardegna il raschiamento viene ancora praticato nel 20,9% dei casi, tre volte la media nazionale (7,2%). Una procedura più invasiva, che altrove è stata sostituita da tecniche meno rischiose. Parallelamente cresce l’uso della RU486: dal 44,8% del 2023 al 67,6% del 2024. Ma anche qui i dati sono a macchia di leopardo: ad Alghero si arriva all’88%, in tre punti IVG la pillola non è disponibile.

Il paradosso è che la Sardegna è una delle regioni dove più si ricorre a cliniche private convenzionate (12% contro una media nazionale del 3,8%). Strutture che, però, non praticano l’aborto farmacologico.

Un timido segnale di cambiamento arriva dalla Regione: a luglio è stato istituito un tavolo tecnico per attuare le linee guida ministeriali e portare l’aborto farmacologico anche nei consultori. Per ora resta sulla carta.

Durissimo il giudizio di Medici del Mondo: «In Sardegna mancano dati trasparenti e servizi omogenei: in alcune aree oltre la metà delle persone deve spostarsi per abortire e il ricorso al raschiamento resta tre volte superiore alla media nazionale. Cresce l’IVG farmacologica, ma senza consultori potenziati e informazioni accessibili il diritto all’aborto sicuro resta un privilegio per poche persone», ha dichiarato Elisa Visconti, direttrice di MdM Italia.

La fotografia è quella di un diritto che esiste solo per chi riesce a superare gli ostacoli. Gli altri restano davanti a porte chiuse, senza nemmeno la certezza di dove bussare.

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