Obesità e malattie reumatologiche: La nuova sfida del CREI per un approccio multidisciplinare e l'efficacia delle terapie

  BOLOGNA 10 OTTOBRE - Quali attenzioni debbono avere i reumatologi nei confronti del paziente obeso? Ed ancora: quali rischi di mancata risposta terapeutica corrono i pazienti reumatici che sono anche obesi? Questi sono alcuni degli interrogativi emersi durante il 28° Congresso del Collegio Reumatologi Italiani-CReI in corso di svolgimento a Bologna, aperto dal presidente del Collegio Luis Severino Martin Martin ed a cui hanno portato il loro saluto l’Assessore alla sanità dell’Emilia Romagna, Massimo Fabi, ed il presidente dell’Ordine dei Medici di Bologna, Luigi Bagnoli. Prima di tutto c'è a sottolineare che la Legge 2025/741, Obesità, diabete e malattie croniche non trasmissibili, costringe tutto il SSN e tutti gli specialisti a confrontarsi con il “problema obesità”. “Ed il CREI non poteva rimanere fermo di fronte ad un argomento così importante”, sottolinea Daniela Marotto (past president del Collegio), che ha dedicato la sua lettura magistrale durante il Congresso proprio al tema Time to choose obesity care in rheumatic patients. Ci troviamo di fronte a una vera e propria epidemia, come è stato affermato dal legislatore, “ed è un'epidemia”, precisa Marotto, “che coinvolge tutta la popolazione, soprattutto alcune fasce di età ed alcune popolazioni particolarmente fragili, come quella reumatologica. L’obesità, come è noto, è correlata a molte comorbidità: si conosce da tempo, ad esempio, il rischio cardiovascolare associato ai paziente obeso, mentre è meno conosciuta la relazione con le malattie reumatologiche. Però si è già notato che i pazienti obesi hanno un rischio aumentato di sviluppare patologie come ad esempio l'artrite reumatoide, con un rischio di comorbilità più alto del 23% rispetto ai pazienti normopeso”. Da qui la necessità di uno sguardo particolarmente attento e sicuramente multidisciplinare.

   E quindi? Cosa è chiesto allo specialista di reumatologia? Marotto: “Noi reumatologi dobbiamo iniziare a lavorare e cambiare l'approccio al nostro paziente che deve essere più sempre più a 360 gradi, per giungere realmente a considerare il paziente nel suo complesso. E questo non solo per cogliere il rischio associato, ma anche perché il paziente reumatologico obeso risponde meno alle terapie, perché il tessuto adiposo produce sostanze infiammatorie. Questo fa sì che il paziente obeso sia tendenzialmente in uno stato di infiammazione cronica di di basso grado, portando - ad esempio - ad una scarsa risposta ai farmaci biotecnologici che sono armi oggi potentissime nella gestione della nostra patologia”. Quindi - in pratica - il paziente obeso rischia di "spuntare" le migliori armi terapeutiche, rendendole meno efficaci. Di conseguenza il paziente reumatologico obeso presenta un rischio di abbandono per inefficacia delle terapie molto più alto rispetto a un paziente normopeso. Ciò significa che il reumatologo deve avviare un dialogo nuovo con il diabetologo e con l'endocrinologo, tanto per citare due specialisti fortemente coinvolti nella patologia dell’obesità: “E assolutamente fondamentale", conclude la past president CReI, "che nell'approccio a 360 gradi a questa condizione patologica si debba lavorare di concerto con altre figure. Sicuramente il diabetologo e l'endocrinologo sono i primi con cui entrare in una relazione forte e duratura, ma non escludiamo altre figure, come anche lo psicologo, il nutrizionista ed il dietologo, visto che stiamo parlando di una patologia particolarmente complessa e che riguarda un paziente decisamente fragile”.

Salute

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