Unci AgroAlimentare attacca Bruxelles: “Così si affossa la pesca italiana”

La rotta è tracciata da Bruxelles, e a sentirla raccontare da chi vive di mare ha il sapore amaro di una sentenza. Le nuove proposte della Commissione europea sulla regolamentazione della pesca nel Mediterraneo hanno acceso la protesta di Unci AgroAlimentare, che attraverso il suo presidente nazionale, Gennaro Scognamiglio, denuncia una deriva normativa capace di spezzare un settore già provato.

“Ancora una volta l’Ue prende di mira la pesca, penalizzando imprese e lavoratori italiani con misure punitive, che rischiano di compromettere seriamente e definitivamente il settore. Una linea che respingiamo e contrastiamo con fermezza, perché assolutamente ingiusta e inaccettabile”. Parole dure, figlie di una stanchezza che da anni percorre i porti e le banchine italiane.

Il nodo è nelle cifre, ed è qui che nasce la tempesta. “Le proposte della Commissione europea – prosegue Scognamiglio – sulla regolamentazione della pesca nel Mar Mediterraneo sono insostenibili. Si chiede di ridurre lo sforzo di pesca con il sistema a strascico del 64% e con i palangari del 25%, oltre ai limiti stringenti per le catture di gamberi e pelagici”. Un taglio così netto somiglierebbe, nell’economia reale, alla promessa di sopravvivere senza più gli strumenti del mestiere.

Le sue critiche non riguardano solo le percentuali, ma un metodo che il presidente definisce ostile e distante dalla realtà delle marinerie. “Nonostante i pescatori e le organizzazioni di rappresentanza siano sempre state disponibili al confronto e pronte ad assumersi le proprie responsabilità… le politiche di Bruxelles si dimostrano irragionevoli e ostili, non tenendo in alcun conto le esigenze degli operatori… Non a caso abbiamo sempre denunciato mancanza di volontà e capacità di ascolto, un vero e proprio deficit democratico”.

Nel comunicato emergono anche le conseguenze sociali ed economiche di una scelta che, nelle intenzioni, punta alla tutela degli stock ittici, ma che secondo Unci ignora il sacrificio già compiuto dal settore. “Le misure che l’Unione europea intende imporre infatti risultano ancora più immotivate alla luce della profonda e drammatica evoluzione del quadro della pesca italiana”, segnata da una “significativa diminuzione delle imbarcazioni” e da “un ampliamento delle aree interdette alla pesca”.

La posizione dell’associazione non lascia spiragli a equivoci: la partita si giocherà su più tavoli. “Siamo quindi pronti – ha concluso Scognamiglio – a dare battaglia in tutte le sedi, affinché siano respinte le proposte della Commissione… e si avvii un nuovo percorso completamente diverso”.

In questa partita complessa, Unci AgroAlimentare guarda con favore alla posizione espressa dal governo tramite il sottosegretario Patrizio La Pietra, che in sede Agrifish ha contestato la linea comunitaria e annunciato l’intenzione di respingere le nuove misure.

Il mare, da sempre specchio delle scelte europee, torna così al centro di uno scontro che non è solo tecnico. È un confronto sul futuro delle comunità costiere, sul lavoro che resiste e sui limiti dell’intervento comunitario, soprattutto quando sembrano disegnati troppo lontano dalle banchine dove le reti si calano davvero.

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