Cagliari. Il "problema". Della Giunta regionale della Sardegna. È l'alleanza con il Pd. Che non è sostanzialmente mai nata nel Campo Largo. Il Pd non sopporta di essere la stampella di Alessandra Todde, visto che il suo peso elettorale è 4 volte quello dei 5 Stelle. Mentre la Governatrice va avanti, decidendo come se quella forza politica dei democratici fosse dei pentastellati. Ma c'è da fare una solenne e ben nota chiarificazione: il Pd non è un partito. Il Pd è un insieme di correnti. Peggio ancora: è un insieme di capi. Il filone principale è gestito da Antonello Cabras, Paolo Fadda e Piero Comandini. Che la segretaria Elly Schlein chiamerebbe "capibastone". Poi ci sono i "cacicchi". Il più rappresentativo dei quali appare Roberto Deriu, capogruppo in Consiglio Regionale. Quello che dai banchi dell'aula mi ha definito "scribacchino in pensione". Cioè, ha pubblicamente insultato un giornalista professionista. Mai accaduto nella storia dell'assemblea regionale. Nessuno ha avuto il coraggio e la dignità di censurarlo e di esprimere solidarietà al reporter. In stile mafioso, tutti hanno fatto finta finta di non vedere e non sentire. Questa è la politica sarda. Che sa difendere solo sé stessa. E questo è il Pd. Con cui i 5 Stelle faticano ad andare di pari passo. La legislatura è tormentata da questa difficile convivenza. C'è, da una parte e dall'altra, profonda insofferenza. Che a tratti assume la virulenza della disamistade, per dirla con appropriato linguaggio nostrano. Il vero nodo del Campo Largo è questo. Un vertice Pd-5 Stelle non risolverebbe niente. Il summit dovrebbe essere tra pentastellati e "capibastone e cacicchi" dem. Ma politicamente non sarebbe corretto. Per questo il Pd si muove in disarmonia con quentu concas e Alessandra Todde deve fare i conti con le tante anime del partito più forte della maggioranza. Che però è represso e in preda a traboccante frustrazione, perché il suo potere è dileggiato. Ecco il "problema" politico di fondo del Campo Largo. Mario Guerrini.