“Il freddo non è un nemico: è un Maestro che mi ha rimesso in cammino.”
Il suo nome d’arte è Damon Manuele Kalel ed è un mental coach che ha fatto della disciplina, della respirazione e dell’esposizione graduale al freddo un metodo di rinascita interiore. Oggi guida gruppi nei bagni invernali e nella respirazione consapevole, ma dietro la sua energia c’è una storia complessa, fatta di ospedali, limiti e ripartenze.
«La mia storia inizia nel 2020, quando il mio sistema immunitario ha iniziato a comportarsi in modo imprevedibile. Da piccolo producevo pochi anticorpi, ma crescendo la situazione è peggiorata: sono arrivato a un crollo improvviso.»
Ricorda il periodo in cui tutto è cambiato: «L’emoglobina era scesa a 4. Sono stato ricoverato d’urgenza due mesi.
La diagnosi è stata anemia emolitica autoimmune. Per uno come me, che ama muoversi e vivere al massimo, è stato devastante.»
La malattia rallenta ogni gesto, ma Kalel spiega che non gli ha tolto la voglia di guardare la vita negli occhi: «La fatica era enorme, soprattutto durante le terapie. Ho dovuto imparare ad ascoltare il corpo, a fermarmi, a non forzare.»
Accanto a questa sfida, c’è anche il fatto di essere nato sordo: «Porto gli apparecchi acustici da sempre. Non mi sono mai fatto fermare, nemmeno da questo.»
Quando i valori ematologici hanno iniziato a stabilizzarsi grazie alle terapie e ai controlli mensili, ha sentito il bisogno di ricostruirsi: «Ero stanco, fisicamente e mentalmente. Avevo perso entusiasmo. Poi ho detto: basta. Voglio capire cosa posso fare per rinforzare ciò che il mio corpo può ancora darmi.»
L’incontro decisivo è stato quello con il maestro Antonio Jodo. «Mi ha fatto conoscere le tecniche del respiro e dell’esposizione graduale al freddo, ispirate al metodo Wim Hof. Ho iniziato dalle docce fredde, con attenzione e prudenza, sempre ascoltando i segnali del corpo. E in poco tempo ho sentito migliorare la mia energia, la presenza mentale, l’umore.»
Non si tratta di sfide estreme, ma di disciplina:
«Lavoriamo sulla respirazione, sull’ascolto del corpo e sull’esposizione controllata. Nessuno forza. Il freddo, usato nel modo giusto, ti mette davanti alle tue paure. Ne esci più presente, più centrato.»
Con il tempo, quando la sua condizione fisica si è stabilizzata sotto supervisione medica, ha iniziato a praticare anche i bagni invernali: «All’inizio stavo pochi secondi. Poi il corpo ha imparato ad adattarsi. L’energia che senti dopo è incredibile: è come se la circolazione e la mente si accendessero.»
Il messaggio, per lui, è chiaro:
«Non è una sfida alla natura, è un lavoro su di te. Il disagio controllato sviluppa forza mentale, disciplina e autostima. Lo ripeto sempre: non è una pillola magica. È un percorso.»
La filosofia che porta nel suo lavoro è un invito alla consapevolezza:
«Avere cura di noi stessi non è egoismo: è ricordarci che meritiamo di stare bene. Nei momenti difficili scopri chi sei davvero: quando la vita ti mette alla prova emerge una forza che non sapevi di avere.»
Il suo cammino personale comprende anche un’importante evoluzione identitaria: «Ho una storia alle spalle. Ero una ragazza e ho fatto un lungo percorso per diventare un uomo. L’ho raccontata in un cortometraggio per dare coraggio a chi sta vivendo lo stesso viaggio.»
Oggi pratica con un gruppo affiatato: «Siamo un gruppo: io, Damon Kalel, Antonio Jodo, Aurelia Costanza Basso e Lucia Basciu. Ci chiamano i Fantastici 4.»
E chiude con un pensiero che è anche un invito: «La natura non è un luogo da visitare: è casa nostra. Il freddo mi ha aiutato a ritrovare energia e senso. E può farlo con chiunque lo affronti con rispetto, prudenza e cuore.»