Nella lotta di Stefania Unida contro la sclerosi multipla un nuovo tassello: dopo libro e cortometraggio, arriva “Istruzioni per non sclerare”

  In un mondo dove spesso la rappresentazione della fragilità viene oscurata dal silenzio, spicca la figura di Stefania Unida, autrice, regista e narratrice. Il suo cammino creativo è segnato da una volontà di ascolto e da una capacità rara di tradurre esperienze, personali e altrui, mezzi di consapevolezza e di condivisione. Originaria di Cagliari, Stefania – che soffre di sclerosi multipla senza farsi abbattere da quelle che sono le difficoltà legate alla patologia – ha maturato nel tempo una duplice sensibilità: da un lato la passione per il racconto (letterario e visivo), dall’altro l’urgenza di dare voce a chi, per scelta, per destino o per caso, si trova a vivere al margine del racconto comune. Dal racconto della malattia allo scardinare luoghi comuni, fino al cercare di far capire quanto questa società sia a misura di disabilità: Stefania, cuore che batte, riesce sempre a trovare il suo posto, quello giusto, fatto di divulgazione e ricerca di aiuto per chi, come lei, si barcamena. Non cerca di essere più forte degli altri: cerca di restare sé stessa, anche quando la fatica diventa invisibile. Trasforma la fragilità in linguaggio, il dolore in presenza, e ogni giorno in un modo diverso per dire che la vita, nonostante tutto, vale essere vissuta fino in fondo.

  La tensione che contraddistingue il suo vissuto – quella voglia pazza di mettere nero su bianco tutto – l'ha portata a scrivere un libro (Fragile, non vivo senza sogni e racconti dall'altra parte) e a realizzare un cortometraggio dal titolo "Non Siamo Invisibili", rispettivamente nel novembre 2024 e nel febbraio 2025, intensi racconti, veri e propri frammenti di vita, proposti con quel tratto umano che sa di verità. In entrambi, Stefania ha esplorato temi di identità, di cambiamento, di resilienza, preparandosi così al salto verso un’opera più ambiziosa. Ed eccoci infatti all’ultima tappa: il documentario dal titolo “Istruzioni per non sclerare”, pubblicato lo scorso 5 novembre nel canale YouTube dell'autrice, che oggi rappresenta il manifesto del suo impegno narrativo. Un progetto che non solo segna una maturazione artistica, ma che si propone come strumento di trasformazione per chi si approccia al mondo della Sclerosi Multipla. «Vederlo finalmente online è come chiudere un cerchio. È un’emozione fortissima, perché in ogni voce, in ogni sguardo, c’è una parte di me e delle persone che hanno creduto in questo racconto. Mi sento grata, e anche un po’ nuda: perché condividere qualcosa di così vero significa esporsi, ma anche sentirsi finalmente capita.» Istruzioni per non sclerare si apre con un'affermazione apparentemente semplice, eppure carica di urgenza: 35 voci, 35 storie vere. Il documentario non è un reportage freddo, ma un mosaico umano che accoglie voci, corpi, sguardi, desideri. All’interno di ambienti domestici, clinici, comunitari, l’autrice confeziona un viaggio partecipato attraverso la vita, e oltre la diagnosi, di sclerosi multipla (e di altre condizioni analoghe), mettendo a fuoco il tema della libertà, del pregiudizio, della resilienza. L’intento di Istruzioni per non sclerare è quindi duplice: da un lato, restituire alle persone affette dalla sclerosi multipla e condizioni affini il ruolo di protagonisti della loro storia; dall’altro, coinvolgere lo spettatore in una riflessione sulla normalità, sul tempo che passa, sul cambiamento come occasione. Come recita la frase che accompagna il teaser: “Un mosaico umano che parla di resilienza, pregiudizi e libertà, oltre ogni diagnosi.” In ultima analisi, il documentario si propone come una vera e propria “istruzione”, non nel senso tecnico-didattico, ma nel senso esistenziale: un suggerimento, un invito, un modo per non arrendersi.

  Non sclerare significa continuare a muoversi, guardare, scegliere, e soprattutto raccontare. Il racconto infatti diventa cura, resistenza e condivisione. «Credo che raccontare sia il mio modo di non cedere. Finché c’è una storia da condividere, c’è sempre anche un domani da immaginare e se anche una sola persona, guardando questo film, si sentirà meno sola, allora tutto avrà avuto senso.» Nel complesso, possiamo definire il racconto di Stefania Unida come un ponte fra realtà e sensibilità, fra impegno sociale e linguaggio narrativo. Dopo averne definito le radici, con Istruzioni per non sclerare, Stefania ha spalancato la porta verso una forma di narrazione della patologia più ampia, matura, sistemica. In un’epoca dove tolleranza e ascolto sembrano spesso slogan, questo documentario resta un invito a entrare nella forma piena della relazione, con sé, con l’altro, con il mondo. Ecco dunque che Stefania non si limita a rappresentare la fragilità, ma la trasforma in racconto di libertà. Un viaggio che non si chiude, perché il racconto, davvero, continua.

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