In Sardegna c'è chi ha smesso di lamentarsi, non perché i problemi siano risolti, ma perché ormai «abbiamo perso il conto delle lamentele». Così scrive Pina Cui, a nome del Comitato Allerta in Barbagia, in una lettera indirizzata al ministro Matteo Salvini, alla presidente della Regione Alessandra Todde, all’assessore regionale Antonio Piu, al prefetto di Nuoro Alessandra Nigro e al commissario straordinario della Provincia di Nuoro Giuseppe Ciccolini. Un documento che non è un esposto, non è una denuncia, e neppure la solita petizione dal tono lamentoso. È qualcosa di diverso: una requisitoria politica che, con amara ironia, mette a nudo l’impasse delle infrastrutture sarde.
«Ci rivolgiamo a Voi, non per lamentarci (perché ormai abbiamo perso il conto delle lamentele), ma per esprimere la nostra più sentita ammirazione per la vostra straordinaria capacità di trasformare i progetti infrastrutturali in capolavori… della lentezza!» attacca il comitato.
Inizia così l’elenco, puntuale, di quello che definiscono «Il Grande Circo delle Infrastrutture Sarde». Primo atto: il ponte di Sa Codina. «Chiuso da agosto 2024: un vero gioiello di ingegneria… nel procrastinare. Da novembre 2024 a marzo 2025, e ora a fine giugno… e poi chissà! Ma chi si preoccupa delle esigenze dei cittadini? Tanto, per le feste, lo apriranno! Un'apertura a tempo determinato, come un'offerta speciale al supermercato: "Ponte di Sa Codina: approfittate dell'apertura limitata nel periodo festivo!" I paesi della Barbagia, intanto, possono continuare a godersi l'isolamento, un vero toccasana per la meditazione».
Non mancano i numeri: l’opera sfiora il milione di euro di spesa, ma il risultato, denunciano, resta sospeso in un limbo di proroghe e incertezze. «Questa continua incertezza è inaccettabile».
Secondo atto: la strada Cossatzu-Tascusì. Qui, il comitato affonda il colpo: «Un anno di ritardo, nonostante i 6 milioni di euro stanziati. I lavori precedentemente effettuati dalla provincia per 300.000 euro, a nostro parere, sono andati letteralmente "in fumo", a causa di eventi atmosferici che hanno reso la strada persino più disastrata di prima». Ma, soprattutto, c’è la questione umana: «Questo significa che per gli abitanti della zona, costretti a sopportare un altro anno di disagi, soprattutto per motivi di salute o urgenze, la situazione è diventata insostenibile. Vogliamo essere messi a conoscenza dei reali motivi del ritardo».
Poi la Trasversale Sarda, forse il simbolo più compiuto di questa commedia senza atti finali. «Un progetto così ambizioso da essere svanito nel nulla? Visto il silenzio totale che lo avvolge e considerando che dovrebbe essere stato finanziato dalla precedente Giunta per ulteriori 8 milioni di euro, chiediamo informazioni sul progetto di massima. A che punto è? Potremmo averne una copia? In caso contrario, quando possiamo aspettarci di vederlo completato».
Il finale è amaro. Non c’è sfogo, non c’è rabbia, solo un’ultima stoccata: «Ci congratuliamo per la vostra maestria nell'arte della burocrazia infinita. Siete dei veri campioni! Continuate così, state regalando alla Sardegna un'esperienza unica nel suo genere: quella di vivere in un'isola dove le infrastrutture sono un miraggio. Aspettiamo fiduciosi… (ma non troppo), un Vostro sollecito riscontro».
Una lettera che, letta senza filtri, è la fotografia impietosa di quella che potremmo definire «la Repubblica dei rinvii». Dove ogni strada, ogni ponte, ogni cantiere diventa presto metafora di una politica che si smarrisce nella giungla delle proroghe, delle perizie di variante, delle responsabilità senza nome. Il tutto mentre la Barbagia, che già conosce l’isolamento geografico, continua ad assistere al rito delle promesse e delle inaugurazioni mancate. E il cronometro dell’attesa gira, impassibile.