La Sardegna, con le sue inestimabili bellezze naturali, assiste impotente allo scempio dei fondi pubblici, sprecati in opere inutili e prive di visione. L'esempio più recente è un presunto "parco" che, lungi dall'essere un'attrattiva turistica o un luogo di fruizione per i cittadini, si è rivelato un anonimo approdo per piccole imbarcazioni da diporto e pescatori di cozze, costato la bellezza di un milione e seicentomila euro.
Il sopralluogo in loco ha rivelato una realtà desolante: l'area circostante è una discarica a cielo aperto, soffocata da quintali di rifiuti ingombranti di ogni genere. Persino all'interno del "parco" si trovano strutture fatiscenti, materassi e immondizia. Nessuna area attrezzata, nessuna piattaforma, nessun ufficio, nessuna attrattiva reale. Un vero e proprio spreco di denaro pubblico nel più totale abbandono e degrado.
Ci si aspetterebbe che tali somme fossero investite in strutture realmente destinate ad attrattive turistiche, come parchi naturali, riserve o altre iniziative capaci di generare un flusso consistente di visitatori e un indotto economico per la regione. Invece, assistiamo a investimenti ciechi, che non solo non portano alcun beneficio, ma contribuiscono ad aggravare il degrado ambientale.
Come è possibile che l'Autorità Portuale, nella figura di Massimo Deiana, possa definire un tale scempio un "museo a cielo aperto"? Le imbarcazioni navigano nella melma, in un ambiente insalubre che rischia di veicolare malattie. Questo non è un parco, non è un'attrattiva, è l'emblema di una gestione irresponsabile e miope.
La capacità di ottenere finanziamenti non può prescindere da una visione strategica e da una reale utilità per la collettività. Ci sono infinite aree che necessiterebbero di riqualificazione e investimenti mirati in Sardegna. È ora di dire basta a questi sprechi e di chiedere conto a chi gestisce i fondi pubblici con tanta superficialità. La cittadinanza merita risposte e un cambiamento radicale nelle politiche di investimento.