È il più giovane apostolo di Gesù e uno dei quattro evangelisti (gli altri sono Matteo, Marco e Luca). Scrive il quarto Vangelo con particolare attenzione ai miracoli compiuti dal Maestro e nei suoi scritti si definisce «colui che annuncia ciò che ha visto con i propri occhi». Giovanni è un pescatore della Galilea. Gesù lo sceglie per primo mentre è intento a sistemare le reti assieme a suo fratello Giacomo il Maggiore e agli altri pescatori Simone e Andrea. I due fratelli verranno soprannominati da Gesù: “Figli del tuono” per il loro temperamento impetuoso. Giovanni è seduto accanto a Gesù durante l’ultima cena. Poco prima di morire crocifisso, il Figlio di Dio affida a Giovanni, suo apostolo prediletto, la Madonna dicendogli: «Ecco tua madre».
E ancora è Giovanni il primo apostolo a riconoscere Gesù risorto quando appare sul Lago di Galilea. Lo vediamo, poi, al fianco di San Pietro nella predicazione del messaggio cristiano. Giovanni va via da Gerusalemme (anno 57) e continua il suo apostolato in Asia Minore dove dà vita a molte chiese.
A Roma rimane miracolosamente illeso dopo essere stato gettato nell’olio bollente e, in seguito, viene esiliato sull’isola di Patmos (Grecia) a causa della persecuzione dei cristiani, sotto il regno di Domiziano. In quest’isola l’evangelista scrive il Libro dell’Apocalisse (rivelazioni sul destino dell’umanità). Infine il santo si stabilisce a Efeso (Turchia) con Maria, madre di Gesù, dove l’apostolo si spegne in età avanzata, secondo la tradizione nel 104, sotto il regno di Traiano.
In questo luogo, ormai molto anziano, Giovanni scrive il quarto Vangelo. Predica sempre, fino all’ultimo, e la frase che ripete spesso è: «Amatevi gli uni gli altri» perché secondo l’apostolo è questo che desidera Dio e se si fa questo non serve altro.
Passò la maggior parte dei suoi anni in Efeso in compagnia della Madonna: quivi fondò una fiorente comunità religiosa e governò le Chiese circonvicine.
Chiamato da Domiziano, dovette recarsi a Roma, ove fu condannato alla immersione in una caldaia di olio bollente. Il Santo però non ne ricevette alcun danno, anzi uscì dal supplizio più vegeto di quanto vi era entrato.
Allora gli fu commutata la pena di morte in quella dell'esilio nell'isola di Patmos, ove scrisse l'Apocalisse. Domiziano mori ed avendo Nerva, suo successore, annullato il di lui operato, Giovanni ritornò ad Efeso riprendendo il governo delle sue Chiese.
Sorsero in quel tempo eresiarchi che spargevano dottrine false contro i dogmi della fede e specie contro la divinità di Gesù Cristo.
Essendo l'unico Apostolo ancora vivente, fu pregato dai fedeli e vescovi di mettere per iscritto la dottrina che predicava: così scrisse il quarto Vangelo che suppone i primi tre e li completa. È il Vangelo della divinità di Cristo.
Lasciò pure in dono alla Chiesa tre lettere canoniche, nelle quali trasfuse tutto l'amore di cui ardeva la sua grand'anima.
Già cadente per gli anni, nè potendosi più reggere, si faceva portare in chiesa per predicare, ma non ripeteva che queste parole: « Figliuolini miei, amatevi l'un l'altro ». Stanchi di udire sempre lo stesso ritornello i fedeli gli fecero rimostranze; ma egli rispose: « È questo il gran precetto del Signore, fate questo e avrete fatto abbastanza ».
Raggiunse l'età di 100 anni e fu l'unico fra gli Apostoli che non suggellò col sangue il suo apostolato.
San Giovanni è sempre raffigurato insieme ad un’aquila perché lui, rispetto agli altri tre evangelisti, nel vangelo ha parlato con una visione più alta e ampia verso l’assoluto.