Cagliari. Elezioni regionali. È la voglia matta del cdx sardo. Paolo Truzzu (FdI), sconfitto nel febbraio 2024, dice che "il clima che si respira è da campagna elettorale" (Unione Sarda). Ma è una semplice irrealtà. Almeno allo stato attuale, perché Alessandra Todde (5Stelle) ha pubblicamente affermato, senza mezze misure, che nella battaglia legale per la ipotesi di decadenza andrà avanti sino alla fine. Nonostante ciò, al cdx prudono le mani per tornare alle urne. Segno che la sconfitta del febbraio 2024 brucia ancora. E, comunque, andare oggi a nuove elezioni senza una nuova legge elettorale sarebbe un nuovo schiaffo al popolo. Perché le regole del gioco sono inique e immorali. E lasciano fuori, inevitabilmente, una buona parte di elettorato, visto lo sbarramento del 10 per cento. Le minoranze in tal modo vengono beffardamente escluse. Lo sbarramento fu creato in quattro e quattr'otto nel 2014 per fare fuori Michela Murgia. La cui presenza in aula spaventava a destra quanto a sinistra. Ma c'è di più. Il ricorso alle urne è oggi diretto e comandato dai partiti. Sono infatti le segreterie politiche a decidere i candidati. E a stabilire in anticipo buona parte degli eletti. Con i collegi "sicuri". Agli elettori si pone l'unica alternativa di scegliere il meno peggio. È la filosofia introdotta da Berlusconi per impedire (inutilmente) i cambi di casacca degli eletti. Per tutto questo, il centro destra sardo dovrebbe, dall'opposizione, anziché sperare in un una nuova consultazione a breve scadenza, battersi per contribuire prima di tutto a varare una nuova legge elettorale. Che, peraltro, anche il Campo Largo non sembra interessato a modificare rapidamente. Invece è una esigenza primaria di giustizia politica. Per restituire ai cittadini sardi il diritto a corrette regole elettorali. Senza esclusioni sommarie delle espressioni minoritarie. Mario Guerrini.