Pare di sì. Almeno nei progetti. Siamo a Sant’Anna Arresi, litorale di Porto Pino – Spiaggia dei Francesi. Quattromila metri cubi di volumetrie turistiche pronti a spuntare a un centinaio di metri dalla battigia. Il progetto, confermato dal sindaco Paolo Dessì, esiste ed è stato depositato in Comune. Solo che nessuno ne parla troppo: tutto avanza a fari spenti.
A tirare fuori la questione ci ha pensato il Gruppo d’Intervento Giuridico. L’associazione ecologista ha presentato un’istanza per avere carte e pareri. Ha scritto a Ministeri, Regione, Soprintendenza, Corpo Forestale. Perché costruire quasi sulla spiaggia, in un’area vincolata e dentro una zona speciale di conservazione europea, non è proprio cosa da poco.
Le prime risposte raccontano un’altra storia: nei cassetti della Regione non c’è nulla. Il Servizio Tutela del Paesaggio non ha trovato pratiche. Quello che valuta gli impatti ambientali ha detto lo stesso, chiedendo anzi al Comune di spiegare cosa stia succedendo. Persino il Corpo Forestale di Iglesias ha messo nero su bianco: “non ha ricevuto alcuna documentazione né tantomeno ha rilasciato pareri o autorizzazioni in merito”.
Tradotto: le carte non si trovano, ma il progetto c’è. E toccherà al Comune farlo uscire alla luce del sole.
Il guaio è che qui il vecchio piano regolatore del 1976 non regge più. Conta il Piano Paesaggistico Regionale, che blocca qualsiasi colata di cemento in aree vincolate. Lo dice la legge, lo conferma la giurisprudenza.
Il GrIG chiede l’inibizione immediata. Nel frattempo i cittadini si domandano: possibile che nel 2025, con tutte le leggi e vincoli, ci sia ancora chi sogna alberghi e residence a cento metri dal mare?
E qui l’ironia viene da sola: in Sardegna i piani regolatori invecchiano, i vincoli crescono, ma il cemento trova sempre un varco.