Cinquemila 200 studenti in meno. Rispetto all'anno scorso. La prima campanella che suona nelle scuole della Sardegna rivela questo dato drammatico. Una comunità che non fa più figli è destinata all'autodissoluzione. Significa che i bambini non sono più la speranza delle coppie. Che la famiglia è il bene perduto. Per questo i paesi si spopolano, le giovani coppie preferiscono l'affetto di un cane al posto di quello dei figli. Mentre le due cose dovrebbero essere complementari. E così i giovani emigrano. In cerca di futuro. Il fallimento della famiglia è il fallimento della politica. Che non dà più sicurezze e stimoli. Perché da almeno 30 anni la Sardegna ha una classe dirigente miope. Che non vede oltre la punta del proprio naso. E pensa solo ai privilegi della poltrona. Non a caso i figli dei politici sono sfacciatamente sistemati nella pubblica amministrazione o negli enti equiparati. Loro, il problema del lavoro, non ce l'hanno. Perché, ovviamente, sono "più bravi degli altri". Dei figli dei pastori, degli operai, degli impiegati, di chi sbarca il lunario con poco più di mille euro al mese. È una ingiustizia sociale che grida vendetta. Che denuncio con l'Osservatorio. Pagandone le conseguenze. Ma è una realtà davanti agli occhi di tutti. E che non fa scandalo. Questa terra è destinata al baratro. Se la politica pensa solo al proprio tornaconto. Al proprio benessere, ai privilegi, al potere per il potere. Da troppo tempo siamo in balia di una classe dirigente di maneggioni, di profittatori, di sanguisughe. E poi pretendono pure che la gente vada a votarli. Le scuole senza studenti sono il deserto sociale. Altro che dare soldi per un premio giornalistico made in Ischia, vetrina di interessi estranei ai sardi. Ottenendo in cambio uno straccio di visibilità mediatica personale. Mario Guerrini.