Approfondire l’impatto del Codice degli Appalti sui processi di approvvigionamento dei farmaci. Con questo obiettivo SIFO, FARE e FADOI hanno promosso una due giorni a porte chiuse nella capitale, mettendo attorno allo stesso tavolo farmacisti ospedalieri, provveditori e medici internisti.
“Abbiamo fortemente voluto creare uno spazio di confronto tra i soggetti maggiormente coinvolti nella gestione degli approvvigionamenti di farmaci”, ha spiegato Arturo Cavaliere, presidente SIFO. “Per la prima volta abbiamo coinvolto anche i clinici, perché il nostro SSN ha bisogno di tutti i professionisti per migliorare efficienza, trasparenza e qualità dei processi di acquisto”.
Sulla stessa linea Adriano Leli, presidente FARE: “Il Codice degli appalti presenta difficoltà applicative in sanità. Solo con la collaborazione di tutti gli attori si può raggiungere l’obiettivo: fornire al paziente un farmaco appropriato e sostenibile in linea con il principio del risultato previsto dallo stesso Codice”.
Andrea Montagnani, presidente eletto FADOI, ha sottolineato la prospettiva clinica: “Gli internisti ospedalieri avvertono in modo particolare le criticità legate all’accesso alle terapie innovative, che non riguardano solo l’aspetto clinico, ma anche la sostenibilità e i percorsi di acquisizione e diffusione dei farmaci”.
La struttura dell’incontro, coordinata da Barbara Meini (SIFO), ha previsto survey interne, analisi delle aziende farmaceutiche, confronto tra le tre società scientifiche e tavoli multi professionali. Obiettivo: un documento finale da presentare al congresso nazionale e alle istituzioni.
“Le nostre aspettative erano quelle di favorire un dialogo multidisciplinare che si traduca in soluzioni concrete per un sistema sanitario più equo e sostenibile”, ha concluso Montagnani.
Un confronto tecnico, dunque. Ma che tocca un nervo scoperto: tra norme, procedure e vincoli di bilancio, chi paga il prezzo dei ritardi e delle inefficienze resta sempre lo stesso. Il paziente.