Il carcere di Uta torna al centro del dibattito politico. Francesca Ghirra, deputata dei Progressisti, rilancia l’allarme dopo la risposta ricevuta dal ministro della Giustizia Carlo Nordio a un’interrogazione depositata lo scorso 30 luglio.
«Il Ministro non ha affatto negato la volontà di trasferire a Uta detenuti al 41-bis – afferma Ghirra – decisione che potrebbe causare gravi conseguenze per la sicurezza, la sanità, l’economia e la tenuta sociale del territorio».
Nordio, nella sua risposta, ha ripercorso l’intero iter del nuovo padiglione: contratto firmato nel 2009, lavori chiusi nel 2021, consegna nel 2024. In corso anche la costruzione del fabbricato Servizi, che dovrebbe essere pronto tra fine anno e inizio 2026. «Tutto lascia pensare – insiste la parlamentare – che a breve avverrà il trasferimento».
I numeri preoccupano: sovraffollamento al 124,42%, con 685 detenuti a fronte di 561 posti, e carenza di personale quantificata in 111 unità. «Non sono previsti interventi di rafforzamento – sottolinea Ghirra – eppure è stata già stimata la dotazione organica per la gestione del reparto 41-bis, che sarà affidata al Gruppo operativo mobile della Polizia penitenziaria».
Da qui l’appello: «La Sardegna è stata considerata dal procuratore generale di Cagliari una regione a forte rischio di sviluppo mafioso. La presenza di detenuti al 41-bis potrebbe rafforzare le alleanze tra mafie tradizionali e criminalità locale. Rivolgo un accorato invito al Ministro Nordio perché si impegni a evitare questo trasferimento. La nostra Regione affronta già enormi criticità economiche e sociali: l’arrivo di detenuti pericolosi sarebbe una vera sciagura».