L’umanitarismo da vetrina: mozioni di pace o consigli comunali aperti a costo quasi zero

C’è un’Italia che non riesce a trattenersi: appena la cronaca internazionale serve un piatto di sangue e tragedia, ecco i consigli comunali in fila a fare il loro dovere morale, che in realtà è solo un dovere di vetrina. Oggi la Palestina, ieri l’Ucraina, domani chissà. Le guerre, i morti, gli assedi diventano il nuovo trend civico, la materia prima per risoluzioni che non risolvono, mozioni che non muovono un solo soldato, né un solo sacco di grano.

È il gioco delle belle coscienze a costo zero. Il Comune che approva la sua mozione “per la pace” non rischia nulla: non deve mandare caschi blu, non deve aprire i porti, non deve nemmeno staccare un assegno. Deve solo alzare la mano e poi correre a mettere il comunicato online. È l’umanitarismo low cost, il moralismo da scontrino fiscale: tanto per segnare la spesa, non per nutrire nessuno.

Ora, qualcuno dirà: “Ma è importante il segnale simbolico!”. Bene: e a chi, di grazia, arriva questo segnale? Al sindaco di Tel Aviv? A Netanyahu? A un miliziano di Hamas? No, arriva solo a noi stessi. È un modo per guardarci allo specchio e dirci che siamo “dalla parte giusta”. Una carezza all’ego collettivo. La tragedia resta dov’è, ma almeno possiamo dormire sereni.

Raspail, criticato aspramente per la sua crudezza nei toni e argomenti, tornato alla ribalta con una riedizione del "Campo dei santi" distribuito da Panorama, l’aveva intuito con mezzo secolo di anticipo: il cosiddetto Terzo Mondo — diceva — è destinato a tracimare nel Primo, e il Primo a illudersi di contenerlo con la retorica. La società occidentale, che ha smarrito il concetto stesso di limite, sostituisce le azioni con le dichiarazioni, le decisioni con i buoni sentimenti, il sacrificio con l’applauso. Così la politica diventa un talk show a bassa intensità, in cui le emozioni valgono più dei fatti.

Eppure, le azioni concrete sono semplici, benché impopolari: decidere se accogliere o respingere, se pagare o non pagare, se prendere parte o restare neutrali. Tutto il resto è rumore di fondo. Ma queste scelte richiedono coraggio politico e capacità di scontentare qualcuno. Molto più comodo votare mozioni che non impegnano a nulla, tanto i morti stanno altrove.

E allora sì: si può benissimo andare di trend con i morti. Lo si fa da sempre. Ma abbiate almeno il coraggio di dirlo, senza ammantare il tutto di nobiltà. Perché dietro queste fiammate di solidarietà non c’è la giustizia: c’è la moda. E la moda, come sempre, dura fino al prossimo cadavere.

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