Pronto soccorso di Alghero, cronaca di una crisi annunciata

La crisi del Pronto Soccorso dell’ospedale civile non è un fulmine a ciel sereno. È, piuttosto, il frutto di anni di carenze strutturali e organiche, aggravatesi fino a generare un’emergenza che oggi mette a rischio la continuità di un servizio essenziale per l’intero territorio. Una crisi annunciata, documentata e finora irrisolta, che ha portato a uno scontro istituzionale tra operatori sanitari, amministratori locali e rappresentanti regionali. Le prime segnalazioni hanno firma Michele Pais (Lega) con un comunicato il primo di aprile. Così scriveva: “La situazione dell'ospedale Civile di Alghero, nonostante il grande lavoro della illuminata dirigenza della Asl e del personale sanitario, da qualche tempo è precipitata. Oggi il rischio di chiusura del pronto soccorso di Alghero è tutt'altro che un'ipotesi. Dopo aver fatto i salti mortali per assicurare medici e personale sanitario, l'assenza della Regione e la schizofrenia della politica sanitaria della giunta Todde in un anno e mezzo ha saputo partorire una riforma sanitaria illegittima, e che verrà impugnata dal Governo, all’unico scopo di attuare un rozzo spoil system, la perdita di ben tre medici nel solo pronto soccorso. Chi è rimasto è costretto a turni massacranti, ma che a breve non sarà più in grado di assicurare. La chiusura è dietro l'angolo. Altro che declassamento dell'ospedale Marino, oggetto di un volgare risiko di potere, destinato ancora una volta alla chiusura come 6 anni fa. Ora vengono messi a rischio i livelli minimi di assistenza per un territorio di 200.000 abitanti che mette in crisi l’hub ospedaliero di Sassari” continuava Pais.

Il secondo allarme ufficiale arriva il 24 aprile, con le dichiarazioni del presidente della Commissione Sanità del Comune, Christian Mulas, che parla di un rischio concreto di chiusura del Pronto Soccorso già da metà maggio. A supporto della sua denuncia, Mulas cita un’analisi tecnica interna: nel 2024 il pronto soccorso ha registrato oltre 24mila accessi, numeri incompatibili con un organico che, nel frattempo, è sceso a cinque medici, alcuni dei quali con esenzioni o in malattia. Secondo Mulas, «per garantire il servizio 24 ore su 24 servirebbero almeno sei medici attivi». Il 5 maggio viene convocata una commissione straordinaria per affrontare l’emergenza, ma l’appuntamento salta, lasciando la città in attesa.

Il 28 aprile, di fronte all’ondata di preoccupazione, interviene l’assessore regionale alla Sanità Armando Bartolazzi, che bolla le notizie circolate come «prive di fondamento» e rassicura sul fatto che «nessuna chiusura del pronto soccorso è prevista». L’assessorato, dichiara, starebbe lavorando a soluzioni strutturali, tra cui l’attivazione di guardie mediche avanzate e l’arrivo di medici a gettone.

Ma le rassicurazioni non bastano. Mulas replica con forza: «Il passaggio da H24 a H12 è un colpo durissimo per l’intera comunità. Giugno è troppo tardi per intervenire. Servono atti immediati».

Il vero spartiacque arriva con la nota firmata il 29 aprile dal direttore della SC di Medicina e Chirurgia d’accettazione e urgenza di Alghero, indirizzata alla direzione medica del presidio ospedaliero. Nel documento, si scrive nero su bianco: «A partire dal 30 aprile […] i turni del Pronto Soccorso saranno coperti da un solo medico per turno. […] In tale situazione un’altra eventuale assenza di personale medico provocherebbe la necessaria chiusura almeno parziale del Servizio di Pronto Soccorso».

Una condizione che si traduce in un pericolo concreto e quotidiano: basta una malattia, un’assenza o un trasferimento a Sassari per accompagnare un paziente, per mandare in tilt l’intero sistema.

Il documento entra nel dettaglio: i trasporti interni sono ormai gestiti dal personale infermieristico con difficoltà crescenti. Il numero dei medici è talmente ridotto che non è più possibile garantire nemmeno gli accordi interni con altri reparti per agevolare i ricoveri. Ogni accompagnamento fuori sede può comportare la chiusura immediata del servizio, perché il solo medico di guardia non può lasciare la postazione.

Il 2 maggio, l’ex presidente del Consiglio regionale Michele Pais (Lega) rompe il silenzio e propone una soluzione alternativa: «Il pronto soccorso di Alghero diventi interaziendale, coinvolgendo l’AOU di Sassari. Solo così potremo garantire operatività».

Pais cita come modello virtuoso l’ex gestione AOU dell’ospedale Marino e accusa la giunta Todde di «ritorsioni politiche» e «assenza di visione». Nel frattempo, il 30 aprile, su iniziativa di Mulas, si tiene una mobilitazione pubblica davanti all’ospedale civile. Decine di cittadini, operatori e rappresentanti politici chiedono che Alghero non venga privata del suo Pronto Soccorso, soprattutto in vista della stagione estiva. Il Partito Sardo d’Azione parla di «demolizione sistematica della sanità algherese» e denuncia che, dopo le 20, non ci sono né cardiologi né pediatri, e che il punto nascita è stato chiuso da tempo.

La Commissione convocata per oggi 5 maggio non si svolgerà. Un’assenza pesante, proprio nel giorno in cui sarebbe stato discusso un tema che – al di là delle dichiarazioni pubbliche – fondamentale, quello della salute e di una struttura sanitaria sull’orlo del collasso. In assenza di atti concreti, la città resta con l’unica certezza che emerge da questa vicenda: basta un turno scoperto per spegnere le luci del pronto soccorso. E a quel punto non serviranno più né rassicurazioni, né promesse. Solo risposte, e subito.

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