Aosta, 19 giugno – Nella cornice garbata e un po’ impolverata dell’Hostellerie Du Cheval Blanc, a due passi dalle montagne e lontano dalla politica che conta (o finge di contare), si è tenuto un incontro che ha attirato circa trecento persone. Ospite d’onore: il generale Roberto Vannacci.
È la stessa voce, inconfondibile, che da mesi si muove tra le province italiane – e ora anche oltreconfine – a dire cose che piacciono o irritano, ma che comunque arrivano. Ad Aosta era atteso, ed è stato ascoltato con attenzione, in un evento organizzato dalla Lega Vallese d’Aosta.
Il generale ha toccato i suoi temi: l’ambientalismo “ideologico”, l’immigrazione gestita male, il merito che “deve tornare a essere criterio guida nell’istruzione”. E poi, soprattutto, la sensazione – non nuova ma sempre efficace – che il popolo italiano venga troppo spesso ignorato da chi governa.
L’iniziativa è stata descritta dai promotori come “un’occasione concreta di confronto”, e tra il pubblico si è notata la presenza di Luciano Claudio, arrivato da Flamatt, in Svizzera, dove aveva già contribuito all’organizzazione di un evento simile con lo stesso Vannacci. Stavolta ha voluto esserci di persona, attraversando le Alpi, per “non perdersi l’occasione”.
Il generale, dal canto suo, continua a parlare alla gente. In ogni regione, financo nelle isole. Con parole che spesso dividono, ma che, piaccia o no, smuovono qualcosa. E quando un uomo, con o senza stellette, riesce a riempire sale e spazi in un Paese così diviso e disilluso, qualcosa vuol pur dire.