Questa mattina, 1 luglio, nel carcere di Bancali a Sassari, durante un controllo di routine al Reparto isolamento, il personale di Polizia Penitenziaria ha rinvenuto della frutta in fase di macerazione, presumibilmente destinata alla produzione di una bevanda alcolica fermentata, oltre a bastoni e altro materiale non consentito all’interno di una cella. La notizia è stata comunicata da Antonio Cannas, delegato per la Sardegna del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (SAPPE).
Nel corso dell’intervento, il detenuto a cui era assegnata la cella ha reagito in modo violento. «Al momento del ritiro, il detenuto andava in escandescenza. Vani sono stati i tentativi di portare alla calma lo stesso tanto che ad un certo punto incominciava a tirare calci, brandendo anche una lametta che aveva nascosto in bocca, ai poliziotti di servizio, uno dei quali è stato portato in ospedale per accertamenti», ha dichiarato Cannas.
Donato Capece, Segretario Generale del SAPPE, ha dichiarata a La Nuova Sardegna: «Il rinvenimento è avvenuto grazie all'attenzione, allo scrupolo e alla professionalità di Personale di Polizia Penitenziaria in servizio». Capece ha inoltre richiamato l’attenzione sulla necessità di adottare strumenti a tutela della sicurezza del personale: «Sarebbe opportuno dotare al più presto la Polizia Penitenziaria di armi non letali utili a difendersi dalla violenza di delinquenti che non hanno alcun rispetto delle regole e delle persone che rappresentano lo Stato.»
Il segretario nazionale ha evidenziato come la Polizia Penitenziaria sia sottoposta a ritmi di lavoro estenuanti a causa delle continue aggressioni. Ha inoltre richiamato l’attenzione sulle problematiche legate alla presenza di detenuti stranieri e con disturbi psichiatrici, aspetto che, a suo dire, non ha ancora trovato una soluzione da parte delle autorità competenti: «Ogni giorno nelle carceri italiane, per minori e adulti, succede qualcosa, ed è quasi diventato ordinario denunciare quel che accade tra le sbarre. Così non si può andare più avanti: è uno stillicidio continuo e quotidiano.»
Capece ha infine ribadito l’urgenza di interventi mirati anche sul fronte delle espulsioni: «Bisogna potenziare anche le espulsioni degli stranieri per fare scontare loro la pena nelle carceri dei Paesi di provenienza. Certo è che la loro presenza ha fatto aumentare il numero degli eventi critici nelle carceri.»