Oggi vi racconto una storia che farebbe rivoltare Charles Dickens nella tomba, non per il pathos romantico, ma per l’assurdità postmoderna che racchiude. Il protagonista di questa vicenda è Alexander Zhadan, un giovane ingegnere informatico di Mosca che, incapace di gestire le dinamiche umane come i comuni mortali, si è rivolto a un assistente molto speciale per trovare l'amore: un chatbot basato su intelligenza artificiale, ChatGPT.
L’uso della tecnologia per facilitare gli incontri amorosi non è una novità; ma qui ci spingiamo oltre. Zhadan, con una pigrizia affascinante e un po' patetica, ha affidato al suo fidato ChatGPT il compito di scorrere migliaia di profili su Tinder. Si parla di un’automazione dell’amore che ha prodotto la bellezza di 5.239 match. Da qui, l'intelligenza artificiale ha selezionato 353 potenziali anime gemelle, dimostrando più zelo di un cupido elettronico in una fabbrica di frecce.
Il nostro eroe digitale non si è fermato qui. Il chatbot non solo ha selezionato, ma ha anche conversato con queste candidate, arrivando persino a organizzare incontri. Avete capito bene: non è più il destino a fare gli accoppiamenti, ma un algoritmo. E Zhadan? Un semplice spettatore del suo stesso dating show automatizzato.
Certo, non tutto è andato liscio. L'IA ha commesso gaffe, come ripetere domande o fare promesse a nome di Zhadan che lui non avrebbe mai potuto mantenere. Ma pensate alla comicità della situazione: un uomo che deve spiegare a una donna che no, non è lui che scrive quelle cose, ma un programma!
Dopo questo circo tecnologico, la scelta finale di Zhadan è caduta su Karina Vyalshakaeva, la quale, scoprendo di essere stata corteggiata da un software, non solo non è fuggita a gambe levate, ma è rimasta "incuriosita". Questa storia si conclude con un fidanzamento e un imminente matrimonio, programmato per il prossimo 3 agosto. Sì, un matrimonio che ha più di un tocco di Silicon Valley e meno del tradizionale romanticismo.
Ridiamoci su, ma anche riflettiamo: in un'era in cui l'amore sembra sempre più un lusso, c'è chi, come Zhadan, lo riduce a un algoritmo, un set di istruzioni da eseguire per evitare il fastidio delle relazioni umane. Amore 2.0, efficiente, senza sprechi emotivi, programmato. Ma chissà, forse questa è la nuova poesia moderna. O forse, solo una triste comicità.