Michele Cossa, responsabile del Dipartimento insularità dei Riformatori sardi, guarda al Ponte sullo Stretto come a un passaggio storico per la Sicilia, ma avverte: «Con la costruzione del Ponte sullo Stretto, la Sardegna resterà l’unica regione insulare italiana priva di un collegamento stabile con la Penisola. Non può essere considerata una questione locale: è una grande questione nazionale che va affrontata con urgenza e decisione».
Per Cossa, la differenza è netta. In Sicilia «— separata da pochi chilometri di mare — esistono le condizioni per intervenire con lo strumento più diretto e appropriato: realizzare un ponte che annulli la discontinuità territoriale». In Sardegna, invece, alla condizione di insularità si aggiunge «il gap della perifericità, cioè la distanza fisica che separa la Sardegna dai grandi mercati e dai principali centri logistici e decisionali».
La ricetta è chiara: «La Sardegna deve poter competere ad armi pari, con lo stesso accesso ai mercati, alle opportunità e alle reti strategiche di cui dispongono le altre regioni. Ciò significa:
• una continuità territoriale moderna per persone e merci, con frequenza, tariffe e qualità in linea con gli standard europei;
• compensazioni fiscali capaci di colmare gli svantaggi strutturali dell’insularità e della perifericità;
• infrastrutture strategiche che garantiscano connessioni rapide, efficienti e sostenibili con il resto d’Italia e dell’Europa».
Cossa chiude con un monito: «L’Italia si unisce con ponti e infrastrutture: ora è il momento di dare anche alla Sardegna le stesse opportunità di crescita e sviluppo».