Con un nuovo comunicato, il Presidente e il Consiglio di Amministrazione della Fondazione Alghero rispondono alle critiche emerse negli ultimi giorni, chiarendo punto per punto le questioni sollevate in merito alle nuove tariffe e alla gestione dell’Alghero Ticket.
«Leggiamo con attenzione alcuni comunicati e, con la preoccupazione di non essere riusciti a farci capire, cercheremo di spiegare in maniera elementare quanto espresso durante il nostro comunicato precedente», esordisce la Fondazione. Il messaggio viene affidato a un elenco di domande e risposte, con l’intento di chiarire anche a chi «non ha nessuna dimestichezza con i numeri o nozioni contabili».
Alla voce concertazione con gli operatori, la risposta è netta: «Gli operatori, e cioè le Cooperative ed il Parco di Porto Conte, sono stati tutti coinvolti». Per quanto riguarda l’aumento dei prezzi, la Fondazione ribadisce: «Dopo un’attenta analisi con i siti nazionali e regionali, abbiamo deciso un adeguamento tariffario che ha soddisfatto tutti gli operatori operativamente coinvolti».
In merito ai cosiddetti «calcoli pseudo aritmetici», la replica è altrettanto secca: «Il nostro comunicato non era basato su calcoli aritmetici, ma su accordi firmati con i vari operatori, accordi disponibili pubblicamente se richiesti». Vengono riportate nel dettaglio le spettanze previste per ogni sito nel 2025: Grotta di Nettuno €9,80, Museo del Corallo €0,64, Museo Archeologico €0,44, Nuraghe Palmavera €1,66, Anghelu Ruju €1,13, San Francesco €1,19, Museo Egea €0,27, Oneri €2,00, Quota venditore €5,00.
Sul bilancio della Fondazione, si precisa che «una volta tassato, ha sempre chiuso in pareggio e mai in utile». E riguardo il bilancio 2023, la nota aggiunge: «I 600.000 euro del Capodanno 2023 sono stati imputati non sull’annualità di bilancio 2023, ma su quella del 2024, che ha quindi iniziato l’anno con una forte contrazione in termini di capacità di spesa».
Infine, la Fondazione dedica un passaggio alla genesi e all’evoluzione dell’Alghero Ticket. «Lodevole l’intenzione originaria — e lo abbiamo sempre riconosciuto — di promuovere una card che consentisse di visitare più siti con un’unica tariffa. Ma il modo in cui è stata attuata lascia francamente perplessi». Secondo la Fondazione, la decisione di “resuscitare” nel luglio 2020 una misura risalente al 2011, giustificandola come rilancio del sistema culturale post-Covid, fu una scelta poco logica: «In quel momento storico, invece di puntare su una reale agevolazione per i visitatori, si è pensato bene di creare una card dal costo superiore al nostro attrattore principale, suddividendo poi i proventi in pochi centesimi a sito. Una misura che ha rischiato di affondare il sistema culturale, più che rilanciarlo».
La conclusione del comunicato è netta: «Reputiamo la scelta di allora una scelta politica e la rispettiamo, così come vorremmo che venissero rispettate le nostre scelte».