12ª Tappa Tour 2025: Pogacar domina l'Hautacam e riprende la maglia gialla, ma il ciclismo piange Samuele Privitera

  Il sole batte implacabile sui Pirenei quando il plotone si raduna ad Auch per la dodicesima tappa del Tour de France 2025. Ma c'è un'ombra che accompagna la carovana: i corridori della Jayco AlUla corrono con il lutto al braccio per ricordare Samuele Privitera, il diciannovenne tragicamente scomparso ieri durante il Giro della Valle d'Aosta, in onore del quale, prima della partenza, c’è un minuto di silenzio richiesto con forza dai corridori. Una caduta banale, un casco che si sfila, un cancello che diventa fatale. Nel 2025 è inaccettabile che un ragazzo muoia così, mentre insegue il sogno di diventare un campione. La partenza è nervosa, come sempre quando si annusano i Pirenei. Ben Healy indossa la maglia gialla con appena 29 secondi di vantaggio su Tadej Pogacar, che si presenta al via tutto incerottato dopo la caduta di ieri. I bendaggi sul corpo del campione del mondo raccontano di una battaglia già combattuta, ma lo sguardo è quello di chi sa che la guerra vera inizia oggi. Subito battaglia per formare la fuga. Jonathan Milan, Biniam Girmay, Julian Alaphilippe: tutti vogliono anticipare i big. Ci vogliono quaranta chilometri prima che si formi il drappello giusto, un maxi-gruppo di cinquanta uomini che include nomi pesanti come Mathieu van der Poel, Carlos Rodríguez e Ben O'Connor. La INEOS Grenadiers ci crede particolarmente, piazzando ben cinque corridori all'attacco.

  Il primo vero esame arriva sul Col du Soulor, 11,8 chilometri al 7,3%. È qui che la montagna inizia a fare la sua selezione spietata. Davanti Julian Alaphilippe impone il ritmo, dietro la Team Visma di Vingegaard alza immediatamente l'andatura. Il messaggio è chiaro: si testa subito Pogacar. Ma è proprio in questo momento che arriva il primo colpo di scena: Remco Evenepoel perde contatto! Il belga, apparso subito in difficoltà, inizia una lunghissima rincorsa che lo porterà a perdere terreno prezioso. Anche Enric Mas e Pavel Sivakov devono arrendersi al ritmo infernale. In testa alla corsa, intanto, si scatena la battaglia. Mattias Skjelmose attacca a cinque chilometri dal GPM, Michael Woods risponde, ma è Bruno Armirail a piazzare il colpo vincente. Il francese, che conosce ogni pietra di questi luoghi, si invola in solitaria e inizia a costruire un vantaggio che arriverà fino a due minuti e mezzo. Alle spalle, il gruppo dei big si riduce progressivamente. Ben Healy, la maglia gialla, crolla inesorabilmente. L’irlandese paga lo sforzo dei giorni precedenti con una vera crisi e vede sfumare il sogno di resistere sui Pirenei. Anche Matteo Jorgenson fatica, costringendo i compagni della Visma a rallentare per aspettarlo. Ma è sull'Hautacam, 13,5 chilometri al 7,8%, che si scrive la storia di questa tappa. Appena inizia la salita finale, Pogacar fa capire le sue intenzioni. Jhonatan Narváez impone un ritmo durissimo, poi Adam Yates prende il testimone. Quando mancano ancora 11,8 chilometri all'arrivo, il campione del mondo scatta. È un attacco devastante. Vingegaard, che ieri aveva mostrato di essere in grande forma, stavolta non riesce a rispondere. Il danese si gira, cerca la ruota, ma Pogacar è già lontano. In pochi chilometri, lo sloveno recupera i due minuti che lo separavano da Armirail e lo raggiunge. Il francese, stremato dalla lunga fuga, può solo cedere il passo al fenomeno di Komenda. Da quel momento inizia una cavalcata solitaria verso la gloria. Pogacar non si volta nemmeno, macina chilometri e distacchi con una facilità disarmante. Alle sue spalle, Vingegaard cerca di limitare i danni ma il gap cresce inesorabilmente: 27 secondi, poi 48, poi oltre il minuto. Negli ultimi chilometri, la gerarchia si delinea. Florian Lipowitz riesce a staccare il gruppetto degli inseguitori e si porta in solitaria al secondo posto virtuale. Tobias Halland Johannessen e Oscar Onley si giocano la quarta posizione in una volata emozionante. Più dietro, Evenepoel riesce a limitare i danni rientrando su Kevin Vauquelin. Quando Pogacar taglia il traguardo, esulta solo dopo aver superato la linea. È un campione che sa rispettare la fatica, la montagna, gli avversari. Alle sue spalle, Vingegaard arriva con 2'10" di ritardo, Lipowitz con 2'23". Distacchi che cambiano radicalmente la classifica generale. La maglia gialla torna così sulle spalle di Pogacar, che rifila 3'31" al danese nella generale. Un colpo che potrebbe essere decisivo per le sorti del Tour, inferto da un campione che sa trasformare le difficoltà in opportunità. Ma mentre si celebra l'impresa sportiva, il pensiero va inevitabilmente a Samuele Privitera e alla sua famiglia. La tragedia del giovane ragazzo ligure ci ricorda che dietro ogni gara c'è sempre l'uomo, fragile e coraggioso. Come è fragile e coraggioso chi sfida la strada ogni giorno, consapevole che lo sport può regalare gloria eterna ma anche dolore immenso. Il ciclismo è passione, è emozione, è vita. Ma deve rimanere sempre e comunque rispetto per la vita stessa. È qui, dunque, è il caso anche di chiedere con forza provvedimenti che rendano ancora più sicure le corse, per quanto possibile.

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