Vaccinazioni obbligatorie, Tore Piana attacca: «Scelta calata dall’alto, nessun rispetto per gli allevatori»

Non bastavano la siccità, i rincari e la burocrazia. Ora ci si mettono anche i vaccini obbligatori, introdotti con decreto dall’assessore regionale alla Sanità, Bartolazzi, per contrastare la dermatite dei bovini. Una misura accolta con furore dal Centro Studi Agricoli, che parla di imposizione dall’alto senza ascoltare chi la terra la lavora ogni giorno.

«Il decreto rappresenta un passaggio critico che non può essere affrontato imponendo regole senza confronto né informazione agli allevatori sardi», accusa Tore Piana, presidente del Centro Studi Agricoli, che si dice «fortemente deluso e amareggiato dal modo in cui il potere politico sta gestendo questa emergenza».

Il cuore del problema, secondo Piana, è uno: la mancanza di dialogo. Nessuna campagna di informazione, nessuna sensibilizzazione. E, soprattutto, nessuna convocazione al tavolo delle decisioni per l’unica associazione agricola indipendente dell’isola. «Nel tavolo dove sono state prese queste decisioni, non è stata nemmeno invitata l’unica associazione agricola indipendente sarda, che rappresenta 5.200 aziende in Sardegna: il Centro Studi Agricoli», denuncia. «Una mancanza di rispetto istituzionale gravissima, della quale l’assessore alla Sanità e l’assessore all’Agricoltura dovranno assumersi ogni responsabilità».

L’invito, nemmeno troppo velato, è a rimettere i piedi per terra. Perché le leggi si possono scrivere in ufficio, ma poi tocca agli allevatori applicarle nelle stalle. E farlo senza ascoltarli, prima o poi, presenta il conto.

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