Secondo il Catalogo Liberiano – una lista cronologica dei Papi fino a Papa Liberio, contenuta nel cosiddetto Cronografo del 354, a sua volta una raccolta di testi prevalentemente cronografici (elenchi, cronache, descrizioni varie) compiuta nel 354 – il pontificato di Papa Callisto inizia nel 218 e termina nel 222.
Secondo il Liber Pontificalis: «CALLISTO [217-14.10.222], nato a Roma, figlio di Domizio, proveniente dalla regione di Urbs Ravennatium, ricoprì la carica per 6 anni, 2 mesi e 10 giorni. Fu vescovo al tempo di Macrino e Teodoliobollo, dal consolato di Antonino [218] e di Alessandro [222]. Fu coronato dal martirio.
Decretò che il sabato per tre volte all'anno <nel quarto, settimo e decimo mese si digiunasse dal grano, dal vino e dall'olio, secondo la profezia.
secondo la profezia. 3. Costruì la basilica sul Tevere. Eseguì cinque ordinazioni dicembrine, 16 sacerdoti, 4 diaconi; per vari luoghi 8 vescovi. Fu sepolto nel cimitero di Calepodio sulla Via Aurelia al III miglio il 14 ottobre. Costruì un altro cimitero sulla Via Appia, dove riposano molti sacerdoti e martiri; ancora oggi si chiama cimitero di Callisto. Il vescovato rimase vacante per 16 giorni».
Callisto, romano, era della regione della città chiamata Ravennatio, cioè Trastevere. Schiavo di Aurelio Carpoforo, un familiare dell'imperatore Commodo regnante dal 180 al 192, Callisto ebbe la fortuna che questo suo padrone era cristiano e quindi, proprio in nome del Vangelo, lo rese libero, educandolo alla sua religione.
Il suo nome, che deriva dal greco, significa « bellissimo » e ben gli conveniva per le sue rare doti e per le belle opere che seppe compiere. Romano, di famiglia patrizia, egli nacque in Trastevere nel luogo detto « Urbs Ravennatum », quartiere dei « Ravennati », perchè ivi avevano avuto la loro dimora marinai e militari che l'imperatore Augusto richiamò a Roma dalla città di Ravenna. S. Callisto successe a S. Zeffirino sulla cattedra di S. Pietro l'anno 220 e resse la Chiesa per cinque anni e due mesi.
Il nostro era originariamente uno schiavo, schiavo di un tale Carpoforo, un cristiano liberto della casa dell’imperatore. Questi affidò a Callisto una grossa somma di denaro per fargli aprire una banca, nella zona romana della «Piscina Publica»: vedove e cristiani cominciarono ad affidare con fiducia i loro risparmi a Callisto. Ma – secondo il racconto dell’Èlenchos – questi si viene a trovare in difficoltà, «avendo dissipato tutto». Temendo la reazione del padrone, Callisto cerca di fuggire, ma viene preso e messo a girare la macina. Carpoforo gli dà un’altra possibilità per restituire il denaro che aveva preso in consegna, ma Callisto si trova nuovamente in cattive acque perché non è in grado di restituire nulla e compie uno strano gesto: va di sabato nella sinagoga e disturba la cerimonia. Una congettura porterebbe a pensare che l’intento di Callisto era quello di farsi arrestare, per liberarsi della pressione di Carpoforo. I giudei portano Callisto davanti al praefectus urbi Fusciano, accusandolo di avere impedito il loro culto. Carpoforo interviene difendendo, nel proprio interesse, il debitore insolvente, ma Fusciano, dando ascolto ai giudei, condanna Callisto ad metalla in Sardegna. Quando Marcia, concubina di Commodo e probabilmente cristiana, richiede al Vescovo di Roma e Pontefice Vittore un elenco dei martiri cristiani condannati alle miniere per provvedere benevolmente alla loro scarcerazione, Vittore provvede ma non include nell’elenco Callisto. Un sacerdote di nome Giacinto viene mandato in Sardegna con la lettera di scarcerazione: Callisto lo supplica di inserirlo nella lista e così riesce a tornare a Roma.
Oltre le catacombe da lui abbellite ed ingrandite, altre tre opere resero glorioso il suo pontificato: la basilica di S. Maria in Trastevere, il digiuno stabilito nelle Quattro Tempora ed il luminoso suo martirio.
Il nome di questo grande Papa è celebre per il cimitero che da lui prende il nome. Sulla porta d'ingresso un tempo era scritto: « Chi entra in questo cimitero contrito e confessato, otterrà la remissione dei peccati per i meriti di centosettantamila martiri qui sepolti con 46 Papi morti per Gesù Cristo ».
A S. Callisto si attribuisce la proibizione del matrimonio tra i consanguinei; confermò le Quattro Tempora, e convertì il console Palmazio e i due senatori Felice e Simplicio. Questa sua attività gli attirò l'odio dei rigoristi cristiani che lo uccisero gettandolo vivo in un pozzo con l'accusa di lassismo. I Cristiani ne presero il corpo e lo seppellirono sotto l'altare di S. Maria in Trastevere.