Tutto era iniziato il 30 maggio scorso, quando l’amministrazione comunale di Alghero aveva annunciato l’accordo con la società Borgosesia per l’acquisizione di circa 200 ettari tra Capo Caccia e Punta Giglio. L’intesa prevedeva il trasferimento dei terreni, fino ad allora in mano privata, al patrimonio pubblico, con l’obiettivo dichiarato di tutelare un’area già vincolata ma ancora esposta al rischio di operazioni speculative. L'atto notarile firmato ieri ha dato forma giuridica a quell’accordo, chiudendo un’operazione attesa da anni.
Non è una donazione, ma poco ci manca. Con 400mila euro – metà messi dal Comune, metà dal Parco di Porto Conte – Alghero si riprende 200 ettari tra Capo Caccia e Punta Giglio. Una fetta di paradiso, già tutelata da vincoli ambientali, ma ora ufficialmente nel patrimonio pubblico. La firma è arrivata ieri mattina: atto notarile, stretta di mano e via. Il venditore è Borgosesia S.p.A., società milanese specializzata in investimenti alternativi.
Per il sindaco Raimondo Cacciotto è “un atto di responsabilità”, che chiude un’operazione inseguita fin dal suo insediamento. «Restituire un patrimonio di tale valore alla proprietà pubblica – dice – segna l'inizio di una serie di azioni concrete per tutelare e valorizzare uno dei luoghi più iconici del nostro territorio». Si parla di turismo sostenibile, educazione ambientale, coinvolgimento delle scuole. Tutto bello, certo. Ma ora si tratta di passare dalle parole ai fatti.
Il progetto fa parte di un intervento più ampio finanziato dalla Regione con i fondi PR FESR 2021-2027. In sintesi: conservazione duratura della fascia costiera, messa in sicurezza dell’area pinetata di Punta Giglio, gestione di ungulati selvatici e domestici inselvatichiti, ed eradicazione del ratto nero. Un bel programma, ambizioso. Il presidente del Parco, Emiliano Orrù, parla di “tre linee d’intervento fondamentali”, ringrazia Regione e Comune, e guarda avanti.
L’assessore al Demanio, Enrico Daga, promotore dell'operazione, non usa mezze parole: «Duecento ettari di terreni di valore inestimabile con elementi identitari della nostra comunità di cui Alghero si riappropria per l’uso pubblico: è un risultato straordinario». Aggiunge che i vincoli c’erano già, ma ora si potrà finalmente intervenire sul serio. Conservare, migliorare, valorizzare. Le tre parole d’ordine.
Dal canto suo, Davide Schiffer, AD di Borgosesia, si dice “soddisfatto”. Dopo anni di proposte cadute nel vuoto, accetta che il bene torni in mani pubbliche. «Siamo certi – afferma – che la soluzione trovata andrà a beneficio della comunità locale, che potrà giovare delle bellezze di quest’area».
Ora che la carta è firmata e il sigillo è apposto, tocca vedere se questa grande conquista non finirà, come spesso accade, sotto una coltre di burocrazia e incuria. Perché le terre pubbliche, in Italia, non sempre hanno un buon custode.