Elon Musk ha deciso di sfidare il leviatano burocratico degli Stati Uniti, e il suo ultimo affondo è arrivato anche nelle basi americane di Aviano e Vicenza. «Cosa hai fatto la scorsa settimana?». Una domanda tanto semplice quanto esplosiva, che ha scatenato il panico tra i dipendenti delle installazioni militari americane in Italia. Perché? Perché nel mondo ovattato della burocrazia federale, dove il posto fisso è un diritto acquisito e non una responsabilità, rendere conto del proprio lavoro è un atto rivoluzionario.
Musk, nella sua crociata per snellire l’elefantiaco apparato amministrativo statunitense, ha chiesto ai 2,3 milioni di dipendenti federali, compresi quelli delle basi Usa in Italia, di inviare un resoconto settimanale delle loro attività. Un’iniziativa che ha fatto tremare le scrivanie e ha scatenato la reazione scomposta dei sindacati, pronti a difendere il solito status quo: stipendi garantiti, rendicontazione zero. La Fisascat Cisl e la Uiltucs sono immediatamente insorte, chiedendo spiegazioni alla Commissione negoziale interforze statunitense (Jcpc) su un provvedimento che – ironia della sorte – non ha mai portato benefici economici ai dipendenti, ma ora impone obblighi.
Nel dettaglio, i lavoratori delle basi devono rispondere entro 48 ore alla fatidica mail, elencando le attività svolte, mettendo in copia il proprio supervisore. Anche chi è in congedo deve ottemperare all’obbligo. In caso di mancato adempimento? Si parla di una “ulteriore revisione”, e non più del licenziamento immediato, come inizialmente annunciato da Musk. Ma il messaggio è chiaro: non ci sarà più spazio per i fannulloni di stato.
Musk ha smascherato il grande paradosso della macchina pubblica americana: un sistema che brucia trilioni di dollari senza che nessuno sappia esattamente dove vadano a finire. Il tycoon ha dichiarato che il suo obiettivo è eliminare mille miliardi di dollari di spesa federale e scovare i fantasmi della pubblica amministrazione: impiegati deceduti che continuano a percepire stipendi e lavoratori inesistenti che popolano i registri statali.
Non sorprende che le reazioni siano state isteriche. La burocrazia detesta chi prova a metterle un freno, e i sindacati sono sempre pronti a insorgere non per migliorare l’efficienza, ma per garantire che tutto resti esattamente com’è: sprechi, privilegi, rendite di posizione. Musk, con un semplice report settimanale, ha fatto vacillare un colosso. E se bastasse così poco per smascherare inefficienze, clientele e poltrone inutili? Il problema non è la domanda. Il problema è che, per troppi, la risposta potrebbe essere un imbarazzante «nulla».