Valditara scuote la scuola: tra latino, Bibbia e pragmatismo, una rivoluzione educativa?

  Eccoci dunque, cari lettori, a voler parlare con serietà, senza i fronzoli di una certa intellighenzia che sa solo fare del moralismo da salotto, della nuova riforma della scuola sancita dal Ministro Valditara. Parliamo di una riforma che cerca di mettere ordine in un sistema che, diciamocelo, è spesso apparso come un carrozzone senza meta, dove la qualità dell'insegnamento e la preparazione degli studenti sono state messe a dura prova da decenni di sperimentazioni, spesso fallimentari.

  Il ritorno al latino alle medie: qui non si tratta di nostalgie reazionarie, come vorrebbero farci credere i soliti bacchettoni di sinistra che vedono complotti ovunque. Il latino, come "lingua morta", offre una struttura logica, una disciplina del pensiero che pochi altri insegnamenti sanno dare. È un ritorno alle radici della nostra cultura, un modo per arricchire la mente dei giovani, non solo con la tecnologia ma anche con la storia e la filologia. 

  La fine della geostoria alle superiori: e sia, si dice che la geostoria verrà abolita, ma non per ignorare il passato, bensì per trasformarlo in una narrazione più comprensibile, meno ideologizzata. Si vuole forse che i nostri ragazzi imparino la storia come una sequela di date e nomi, o che capiscano davvero i movimenti dei popoli, le cause e gli effetti degli eventi? Qui si punta a un insegnamento che sia meno accademico e più pratico, meno nozionistico e più critico. 

  Le poesie a memoria: ah, questa è la parte che fa storcere il naso ai progressisti da strapazzo. Ma imparare a memoria, cari miei, non è un atto di sottomissione al passato; è un esercizio di memoria, di concentrazione, di disciplina. È come allenare il cervello, non solo per ricordare versi di Dante o Leopardi, ma per avere la capacità di apprendere e memorizzare in generale. Un'abilità che, nell'era del digitale, rischia di andare perduta.

  L'introduzione della Bibbia: e qui, attenzione, non si parla di catechesi, ma di cultura. La Bibbia, che ci piaccia o no, ha plasmato il nostro mondo, la nostra arte, la nostra letteratura, la nostra musica. Comprendere i testi biblici non significa abbracciare una fede, ma capire da dove veniamo, quali sono state le influenze culturali che ci hanno formato. 

  Verso una scuola più pratica: con l'istituzione degli Its Academy e la riduzione degli anni di studio per gli istituti tecnici, si cerca di avvicinare la scuola al mondo del lavoro, di dare ai giovani strumenti concreti per affrontare la vita. Non si tratta di "addestrare" come hanno gridato i soliti demagoghi, ma di preparare, di educare alla realtà, di fare in modo che la scuola non sia un'isola staccata dal mondo. 

  Critiche e speranze: certo, non mancano critiche. Alcuni temono un ritorno a un'istruzione elitaria, altri vedono in queste riforme un'opportunità per migliorare un sistema che ha mostrato tutte le sue crepe. Ma la verità, come sempre, sta nel mezzo. Bisogna vedere come queste idee verranno applicate, con che risorse, con quale personale.

  Cari lettori, questa riforma di Valditara non è né una panacea né un disastro annunciato. È un tentativo, forse imperfetto, forse discutibile, di riportare un po' di ordine e di senso in un sistema che ha bisogno di essere ripensato. Non con i pregiudizi di chi vede solo nero o solo bianco, ma con l'occhio critico di chi vuole il meglio per la nostra gioventù. E questo, signori, è il compito di una buona scuola: preparare i cittadini del domani, non solo ad essere bravi studenti, ma persone consapevoli e capaci.

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