Nel teatro della realtà, dove la commedia umana si svolge senza sosta, ecco riemergere dal sipario dell'assurdo i No Vax, quei curiosi esemplari dell'homo sapiens che trovano nel dissenso non già il frutto di un ragionato scetticismo, ma l'identità di un credo.
In questi giorni, però, il repertorio si arricchisce, abbracciando non solo la guerra ai vaccini ma anche teorie che si spingono oltre, fino a toccare la tragica fine di Alexei Navalny, trasformandolo, per magia complottista, in marionetta degli Stati Uniti, per non dire agente della Cia fatto fuori per oscure ragioni.
Il teatro sociale dei social network, dove ogni voce, per quanto dissonante, trova eco e pubblico, si trasforma così in arena per gladiatori dell'assurdo. Il dissidente Navalny, che ha trovato la morte in condizioni tutt'altro che misteriose, diventa protagonista postumo di un intrigo internazionale dove la Cia tira i fili e la Russia di Putin viene dipinta ora come vittima, ora come burattinaio.
Tra i sostenitori di questa narrazione, troviamo personaggi di ogni sorta. C'è chi, armato di una fede incrollabile nel potere salvifico di Putin, nega l'evidenza e riscrive la storia senza curarsi troppo della coerenza o della verità. Altri, con la fervida immaginazione di chi vede complotti ovunque, trasformano la morte di Navalny in un episodio di una guerra fredda 2.0, dove ogni evento è un pretesto per nuove accuse, nuove teorie, nuovi scenari apocalittici.
E poi ci sono i No Vax, gli stessi che vedevano nel green pass l'anticamera del totalitarismo, ora pronti a ergersi a difensori della Russia putiniana, in un cortocircuito logico che lascia stupefatti.
La loro opposizione ai vaccini e alle misure sanitarie si trasforma, senza soluzione di continuità, in sostegno a un regime che della repressione della dissidenza ha fatto una bandiera.
Ma, come in ogni buona satira, c'è un fondo di verità che non può essere ignorato. In questo mare di assurdità, emerge la potenza dei social network, capaci di dare voce a chiunque, senza filtro, senza critica, senza discernimento. E così, come in una moderna versione della Torre di Babele, tutti parlano, tutti urlano, ma nessuno ascolta davvero.
Di fronte a questo scenario si trovano le contraddizioni e le follie del nostro tempo; la conferma che, nonostante tutto, la natura umana non cambia. In fondo in un mondo dove tutti possono parlare, il silenzio diventa una forma d'arte, e in questo caotico concerto di voci fuori tono, forse, l'unico vero atto rivoluzionario è saper tacere.