Quando si parla dell’Ospedale Marino, ad Alghero non è questione di sigle sanitarie, ma di fiducia. Lo ha ricordato in Consiglio comunale Marco Colledanchise, consigliere di Orizzonte Comune, che ha tracciato un bilancio chiaro del presidio e un avvertimento politico: “Serve continuità, trasparenza e tutela dei risultati. Non si smonta ciò che finalmente funziona.”
Dal 2022, con l’ingresso nell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Sassari, il Marino ha cambiato passo. “Nel 2022 – ha ricordato Colledanchise – ben 756 interventi sono passati da day hospital a day surgery, con tempi più brevi e meno complicazioni. Non è un numero: sono persone che tornano prima a casa, famiglie meno stressate.”
Nel 2024 è arrivata la ristrutturazione della sala operatoria, che ha rilanciato la chirurgia ortopedica. Nel 2025, il Marino è tornato anche luogo di formazione, ospitando sessioni di chirurgia in diretta e attività di alta specializzazione. “Oggi il Marino non solo cura, ma insegna e attrae esperienze. È un presidio che mette Alghero sulla mappa della buona sanità.”
Non mancano però le spine. “I muri non operano: operano le persone”, ha detto il consigliere, riferendosi alla carenza di anestesisti. “Il capitale umano è il cuore della sanità, e se manca, crolla tutto il resto.” Con la riforma regionale del 2025, che prevede il ritorno del Marino all’ASL n.1 di Sassari dal 1° gennaio 2026, Colledanchise si è detto disponibile a collaborare con la Regione, “nello spirito di una maggioranza responsabile”, ma a condizioni precise.
Vuole un piano anestesisti dedicato, un monitoraggio trimestrale dei volumi operatori, la stabilità delle équipe e un tavolo permanente di verifica con report pubblico. “Non facciamo battaglie di sigla tra AOU e ASL – ha precisato – ma chiediamo un patto sui risultati. La sanità non è un simbolo, è una promessa mantenuta ogni giorno, sala operatoria dopo sala operatoria.”
Il consigliere ha poi voluto rendere omaggio a chi contribuì a salvare l’ospedale nei momenti bui: “Fino a pochi anni fa il Marino rischiava di chiudere. Devo dire grazie alle associazioni, ai medici, ai dipendenti, ai partiti, e in particolare all’ex presidente del Consiglio regionale Michele Pais, perché è anche grazie a lui se oggi il Marino esiste e raggiunge numeri così alti di operazioni.” Infine, una domanda che pesa più di un’interrogazione: “Vogliamo davvero potenziare il Marino o lo vogliamo indebolire a vantaggio di altri ospedali? Io voglio sapere che a gennaio gli anestesisti conosceranno già i loro turni. Serve continuità, organizzazione e responsabilità.”
Chi conosce l’ospedale sa che il problema non è la sigla sulla targa, ma chi ci lavora dentro. In fondo, la sanità non si misura nei proclami, ma nel tempo che un paziente impiega per tornare a casa.