All’indomani del Consiglio comunale aperto sulla sanità, Alghero continua a essere un campo di battaglia. I partiti si fronteggiano come medici al capezzale di un paziente che nessuno riesce a guarire.
Il Partito Democratico, per bocca della capogruppo Gabriella Esposito, ha ricordato che “la Giunta Solinas ha lasciato un’eredità pesantissima: ospedali in difficoltà, reparti chiusi, carenze di personale”. Ma ha aggiunto che “il lavoro per ricostruire la sanità è iniziato e deve proseguire con serietà e confronto con i territori”. Tradotto: la colpa è del passato, ma ora si prova a rimettere mano al sistema.
Pietro Sartore ha difeso l’Ospedale Marino, “struttura di eccellenza che funziona bene”, anche se – ha spiegato – la sua gestione “ibrida” tra AOU e ASL complica ogni passo verso l’ospedale di primo livello. Più tecnico l’intervento di Luca Madau, che ha invocato una “governance integrata” per unire Marino, Civile e Ozieri in un’unica rete, sottolineando che “in Sardegna i medici ci sono, manca la capacità di distribuirli”.
Forza Italia, invece, non ha usato mezzi termini. “Un Consiglio comunale inutile, l’ennesimo – scrive il gruppo azzurro – Tutto va ben madama la marchesa”. La seduta, a loro dire, non ha prodotto nulla: “Si continua a raccontare una sanità che va bene, mentre i dati Gimbe dicono che oltre 270 mila sardi rinunciano alle cure”. Gli azzurri rilanciano la loro ricetta: trasferire i presidi di Alghero e Ozieri all’Azienda Ospedaliera Universitaria, creando un vero sistema “hub e spoke” – ospedali centrali e satelliti collegati – e una gestione unica del personale medico.
Fratelli d’Italia attacca con uguale durezza. “La sinistra dimentica i viaggi dei pazienti verso Ozieri – si legge nella nota – e prova ad appropriarsi dei risultati del centrodestra”. Il partito rivendica i numeri del Marino sotto la Giunta Solinas: “Oltre 1.200 interventi nel 2024, prime protesi di gomito in Sardegna, arrivo della robotica”. Per FdI, il ritorno del Marino sotto l’ASL sarebbe una “retrocessione incomprensibile”, una “vendetta politica” che rischia di smontare quanto costruito.
Nel mirino anche il servizio di trasporto d’emergenza neonatale, lo STEN: “La Regione ha deliberato ma non attuato nulla. È l’unica in Italia a non averlo”.
Da destra a sinistra, tutti invocano tavoli di confronto, piani di rilancio, cronoprogrammi. Ma intanto i cittadini restano in fila nei corridoi, con la sensazione che la sanità algherese continui a essere un malato cronico. E come in ogni diagnosi difficile, il tempo passa, ma la cura ancora non si vede.