Cagliari, 21 agosto 2025 – A pochi giorni dall’avvio del nuovo anno scolastico, il Partito Socialista Italiano lancia l’allarme sulla situazione in Sardegna. Dispersione scolastica, carenza di dirigenti e scelte politiche ritenute miopi. Un quadro che, secondo i socialisti, pesa come un macigno sul futuro dell’isola.
“L’anno scolastico 2025/26 inizia senza aver trovato la soluzione al più grande dei problemi che la scuola sarda si porta dietro da decenni: la dispersione scolastica che, ancora oggi, porta un alunno su quattro nella nostra isola ad abbandonare gli studi. Questa è una vera e propria piaga che, unita alla forte riduzione della natalità ed al conseguente invecchiamento della popolazione, colloca la nostra regione tra quelle più povere e improduttive in Italia ed in Europa”, afferma il responsabile del dipartimento istruzione, Pino Aquila.
Il Psi chiede interventi rapidi e concreti: “Riteniamo che il fenomeno vada aggredito nel breve periodo con importanti investimenti nel reclutamento, nella formazione del personale e soprattutto nella riorganizzazione dei sistemi scolastici regionali, con importanti interventi anche nell’edilizia scolastica.”
Non va meglio sul fronte della dirigenza. “Dopo aver subito l’imposizione del nuovo dimensionamento, l’ultimo problema a cui si deve far fronte, in ordine di tempo, è la mancanza di dirigenti scolastici titolari, a gestire il sistema: anche quest’anno nell’intero territorio nazionale, sono 700 le sedi vacanti e di queste solo la metà vengono coperte da dirigenti titolari.”
Una situazione che riguarda da vicino anche l’isola. “In Sardegna la situazione non è migliore: pur avendo 24 istituti senza dirigenti scolastici, i posti messi a concorso sono stati solamente 11. Pertanto nell’anno scolastico che sta per iniziare sono 13 le autonomie, soprattutto periferiche, soggette al fenomeno della reggenza.”
Il dito è puntato contro Roma. “Questa è una chiara scelta politica del governo statale, che ha detto no ad un piano nazionale per l’istruzione, e sta adottando la strategia di intervenire nel settore con leggi, leggine, modifiche e riforme a costo zero. Strategia che reputiamo sbagliata e che per questo denunciamo, la mancanza di continuità gestionale, la disorganizzazione e la dispersione educativa create da questi inutili interventi.”
E la conclusione è netta: “Se non vogliamo che questa situazione continui all’infinito, con la conseguente e prevedibile involuzione, l’unica strada che reputiamo percorribile è quella di attribuire le competenze alle regioni, nella rimodulazione del numero delle autonomie scolastiche necessarie per garantire lo sviluppo culturale, economico e sociale nel rispetto della specificità del territorio.”