Castelsardo vive arroccata sul suo colle, come mille anni fa. Il Castello dei Doria guarda ancora dall’alto il Golfo dell’Asinara, con lo stesso piglio con cui dominava le incursioni saracene. Ma oggi, tra i turisti che arrancano sulle salite e i venditori che sfornano calamite, c’è anche una donna che ogni mattina si fa quelle stesse scale per lavoro.
Si chiama Maria Filiberta Murineddu, 59 anni, di Sorso. Per tutti semplicemente “Berta”. È la portalettere del Castello. Da cinque anni consegna lettere e pacchi nelle vie strette del borgo, tra un saluto in dialetto e una cartolina smarrita da un turista.
“Lavoro a Castelsardo da cinque anni – racconta –. Il castello è un posto unico, dal quale si gode di un panorama mozzafiato: quando ho un attimo mi soffermo a guardarlo, non solo d’estate ma anche d’inverno, quando il mare ha un suo fascino particolare, è in burrasca e incute timore. Lavorare qui mi piace, oltre che per la bellezza del luogo, anche perché si tratta di una località turistica molto apprezzata e, specialmente da aprile in poi, si incontra spesso tanta gente diversa. Infatti, molti sono gli stranieri che mi chiedono informazioni e, nonostante il mio inglese non sia proprio dei migliori, riesco comunque a farmi capire. Per me, che sono una persona solare e che apprezza la socialità, è il posto giusto.”
Non è la classica impiegata dietro a uno sportello. In ufficio ci resta solo il tempo di ordinare le buste. Poi prende le scale. “Io in ufficio posso stare giusto il tempo di preparare la corrispondenza, poi sento il bisogno di uscire: quando esco mi sento libera, è il bello del mio lavoro. Camminare per le strade del Castello è sicuramente faticoso, per via delle tante scale, ma ormai non ci faccio più caso, vado in automatico, anzi ne approfitto per tenermi in allenamento! Nella mia zona di recapito mi conoscono tutti e ogni giorno, appena entro, ci sono gli anziani che mi salutano con il consueto “Benvenuta al Centro Storico!”. Se ho bisogno di qualcosa – aggiunge – loro sono sempre disponibili nei miei confronti: capita, ad esempio, che mi offrano un caffè o dell’acqua.”
Berta non porta solo lettere. Porta compagnia. Porta due parole a chi non incontra nessuno da giorni. “Il lavoro del portalettere non è solo andare a portare la posta – spiega – ma rappresenta, in qualche modo, anche un presidio sociale. Scambiare due chiacchiere, magari in dialetto, con il cliente è importante: spesso io sono l’unica persona che incontra nell’arco della mattinata e magari, soprattutto nel caso delle persone anziane, sente il bisogno di raccontare qualcosa della sua vita, della sua quotidianità. I residenti mi aspettano, e io li ascolto volentieri, per quanto posso, perché capisco il loro bisogno di comunicare.”
Capita pure che il recapito diventi improvvisazione. “Ad esempio, tra le mie clienti ho una signora che ha problemi di deambulazione e che abita al secondo piano: non può scendere, pur essendo in casa, se c’è da firmare; allora mi lancia le chiavi dalla finestra, la raggiungo al piano e le consegno la raccomandata o il pacchetto. È solo un gesto di cortesia nei confronti di una persona che ha difficoltà – conclude – tutto qui. Ma ci rende “umani” e so che lei, in fondo, apprezza tantissimo.”
Così, tra un pacco Amazon e una bolletta della luce, Berta tiene in piedi la sua piccola comunità. E a Castelsardo, più delle torri del castello, resta indimenticabile quel saluto: “Benvenuta al Centro Storico!”.