«Esprimo piena e totale condivisione delle dichiarazioni della presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde, in merito alla decisione del Ministero della Giustizia di trasferire, a breve, 92 detenuti sottoposti al regime del 41-bis nel carcere di Uta, pare senza alcun coinvolgimento preventivo con le istituzioni locali». A intervenire è Roberto Melis, segretario nazionale del Con.Si.Pe – Confederazione Sindacati Penitenziari – che definisce la decisione del Ministero un «atto grave», le cui conseguenze ricadranno su chi opera ogni giorno all’interno delle carceri sarde.
«Vorrei evidenziare – sottolinea Melis – che allo stato attuale gli istituti penitenziari della Sardegna, come del resto quelli dell’intero Paese, stanno affrontando un’emergenza senza precedenti: sovraffollamento cronico, carenze strutturali, aggressioni quasi quotidiane, straordinari imposti e non pagati. Tutto questo aggravato da una carenza di personale ormai insostenibile».
Il segretario del CONSIPE mette in dubbio anche l’effettiva portata dei rinforzi annunciati: «Nonostante i tanto decantati oltre 7.000 arruolamenti di cui parla il governo, qualcuno si è mai chiesto quanti poliziotti sono prossimi alla pensione? E quanti dei nuovi agenti hanno già rassegnato le dimissioni o sono transitati in altri Corpi di Polizia?».
Melis ricorda che la gestione dei detenuti in regime di 41-bis è affidata al GOM (Gruppo Operativo Mobile), ma solleva un’ulteriore criticità: «Da dove si attinge il personale per potenziare il GOM, se oggi mancano all’appello circa 18.000 unità in tutta Italia? Il rischio concreto è quello di sottrarre ulteriori risorse agli istituti penitenziari ordinari per incrementare il contingente del GOM».
Tra le proposte avanzate dal sindacalista anche quella di «valutare la possibilità di azzerare le graduatorie vigenti, anche se composte esclusivamente da donne, per consentire l’immissione immediata di nuovo personale da adibire in tutti i servizi previsti dalla circolare ministeriale m_dg.GDAP.15/01/2025.0018056.U».
Melis ribadisce con fermezza la sua posizione: «Condivido le parole della presidente Todde: la Sardegna non può continuare ad essere utilizzata come discarica penitenziaria dello Stato. I miei colleghi non sono carne da macello, ma servitori dello Stato che meritano rispetto e tutela».
Il segretario nazionale del CONSIPE conclude rilanciando l’appello al Ministero: «Chiedo al Provveditorato regionale dell’Amministrazione penitenziaria di farsi portavoce verso il Ministero della Giustizia affinché vi sia un immediato confronto con le istituzioni territoriali e con le organizzazioni sindacali».