Giovanni Frignani (Ravenna, 8 aprile 1897– Roma, 24 marzo 1944) è ricordato come il tenente colonnello dei Carabinieri che, su ordine del re Vittorio Emanuele III, coordinò e condusse l’operazione di arresto di Benito Mussolini il pomeriggio del 25 luglio 1943. Dopo l’8 settembre si dedicò alla Resistenza clandestina dell’Arma, finendo per essere catturato dalla Gestapo e trucidato alle Fosse Ardeatine. È decorato di Medaglia d’oro al valor militare alla memoria.
La sera del 24 luglio 1943 il Gran Consiglio del Fascismo votò a favore dell’ordine del giorno Grandi, che toglieva la fiducia a Mussolini. Il giorno seguente il re convocò il Duce al Quirinale e, informato della destituzione, dispose l’arresto all’uscita da Villa Savoia. L’operazione, condotta dai Carabinieri in totale segretezza, segna la fine del Ventennio fascista e l’inizio di una fase drammatica per l’Italia tra armistizio, occupazione tedesca e guerra civile.
La motivazione con cui gli fu conferita la Medaglia d’oro al valor militare alla memoria sottolinea:
«Ufficiale superiore dei carabinieri riuniva attorno a sé numerosi carabinieri sottrattisi alla cattura dei nazi-fascisti, organizzandoli… Arrestato sopportava per due mesi torture e sofferenze… piegava il corpo solo sotto la mitraglia del plotone di esecuzione».
Tra i dodici martiri dell’Arma trucidati alle Fosse Ardeatine, Frignani è onorato con vie e scuole a lui dedicate nel quartiere Spinaceto e con la caserma di Piazza San Lorenzo in Lucina a Roma.
Il libro di Mario Avagliano, L’uomo che arrestò Mussolini. Storia dell’ufficiale dell’Arma Giovanni Frignani, ne ricostruisce la vita dall’esperienza nella Grande Guerra alla Resistenza e al martirio, contribuendo a far conoscere la sua figura agli italiani.
Giovanni Frignani rappresenta l’esempio di un militare che mise l’onore e il dovere al di sopra di ogni appartenenza politica, contribuendo in modo decisivo alla caduta del fascismo e pagando con la vita la fedeltà alla Patria.