Tore Piana, presidente del Centro Studi Agricoli, rompe il silenzio con una diretta su facebook e lo fa mentre è in viaggio verso Nughedu San Nicolò per una nuova riunione sul caso della dermatite nodulare virale dei bovini. Dopo l’incontro a Ozieri, al quale ha partecipato anche il servizio veterinario dell’Asl di Sassari, Piana rilancia con forza le proprie posizioni contro la linea adottata finora dalla Regione Sardegna.
La novità, annuncia, è di peso: “Dopo il rigetto del TAR al ricorso di un'azienda contro l’abbattimento dell’intera mandria in caso di positività di alcuni capi, il Consiglio di Stato ha dato ragione all’allevatore, bloccando l’abbattimento totale. Si dovranno eliminare solo gli animali effettivamente infetti”. Una svolta – contenuta nell’ordinanza n. 6121 di ieri – che, secondo Piana, “apre un varco clamoroso nella rigidità finora mostrata dalla Regione”.
Ma la soddisfazione è solo parziale: “Questa ordinanza vale solo per l’azienda che ha fatto ricorso. Se la Regione non recepisce e adotta questo principio in modo generalizzato, ogni singolo allevatore dovrà rivolgersi autonomamente al TAR e poi, eventualmente, al Consiglio di Stato”. Una trafila costosa e complicata, motivo per cui il Centro Studi Agricoli si è già attivato per offrire assistenza legale agli allevatori colpiti dalle ordinanze di abbattimento.
Piana non nasconde la sua indignazione: “Lo abbiamo detto sin dall’inizio: la Regione doveva difendere i suoi allevatori, chiedere le deroghe, battersi a Bruxelles e Roma. Invece si è limitata a recepire passivamente le indicazioni europee, diventando, di fatto, nemica del comparto”. E rincara la dose parlando di “vaccini con scadenza al 31 agosto” e “vaccinazioni a tappeto da valutare con molta attenzione”.
Nel frattempo, spiega, “le prime vaccinazioni stanno partendo a Sassari su capi pubblici, come quelli di Agris e della colonia penale di Mamone, e questo ci darà almeno qualche giorno per osservare eventuali effetti collaterali prima di procedere su larga scala”.
Sul fronte economico, Piana propone soluzioni concrete: “Abbiamo chiesto alla Regione di attivare un ammasso pubblico. Ci sono ancora 18 mila capi invenduti, e altri ne arriveranno in autunno. Senza possibilità di movimentazione fuori Sardegna, il rischio è il crollo dei prezzi e la speculazione da parte di chi macellerà qui per vendere altrove”. Secondo Piana, lo Stato dovrebbe acquistare i capi, macellarli e poi rivendere la carne tramite asta, garantendo così un minimo di dignità economica agli allevatori.
E torna infine su un punto delicato, già oggetto di un esposto alla Procura di Nuoro: “Non posso non chiedermi come sia entrato il virus in Sardegna proprio quando l’allevamento bovino era all’apice, con prezzi ottimi. Diamo fastidio? Spero che la magistratura faccia chiarezza. La Sardegna è oggi troppo appetibile per restare indifesa da possibili speculazioni”.
Piana conclude con amarezza ma anche con determinazione: “Questa Regione non può più permettersi di inchinarsi a norme europee scritte 15 anni fa. Il mondo è cambiato, la Sardegna ha diritto a far valere la sua autonomia. E noi continueremo a batterci in ogni angolo dell’isola per difendere agricoltori e allevatori, che oggi si sentono abbandonati e traditi”.