La partita perfetta. Quella che non ti aspetti, che ribalta i pronostici e ti fa venire voglia di alzarti dal divano a urlare.
Il Chelsea di Enzo Maresca mette in riga il Paris Saint-Germain con un 3-0 secco, chirurgico, quasi spietato. Succede tutto nel primo tempo, quando i Blues entrano in campo con la fame di chi non ha nulla da perdere e la lucidità di chi sa esattamente dove andare a colpire.
La apre Palmer, che con un sinistro a giro di quelli che ti fanno alzare le sopracciglia buca un Donnarumma impietrito. E non è finita. Il ragazzo ci prende gusto: altra fotocopia, altro sinistro che taglia l’aria come un fendente. Doppietta personale.
Il PSG a quel punto si scioglie come neve al sole. Il Chelsea non perdona: Palmer inventa ancora, Joao Pedro ringrazia e mette il sigillo del 3-0 prima dell’intervallo.
Nella ripresa? Ordinaria amministrazione. I parigini corrono, provano a respirare, ma non pungono. Il Chelsea addirittura sfiora il poker con Delap. Poi chiude i rubinetti, gestisce, e si gode la serata da re del mondo.
Qui c’è tutta la mano di Maresca. Il tecnico italiano ha incartato Luis Enrique come un pacco regalo: pressing alto, linee strette, profondità negata. Una lezione tattica che riporta alla memoria le migliori serate europee degli allenatori nostrani.
Il Chelsea partiva da sparring partner? Così dicevano. Alla fine, invece, sono loro che alzano il trofeo e guardano tutti dall’alto.
Un trionfo che profuma di Premier, di coraggio e di idee. E stavolta, davvero, non si può che togliersi il cappello.