Alguerunners, i giallorossi dell’asfalto e del granito: da Pattada a Villacidro correndo la Sardegna

Non c’è primavera che tenga per i corridori dell’Alguerunners a.s.d., se non quella scandita dal ritmo dei passi e dal fiato spezzato in salita. Con la tenacia dei maratoneti d’un tempo – quelli che prima ancora di contare i secondi contavano i calli – gli atleti algheresi hanno calcato i più duri e suggestivi tracciati della nostra isola, confermando che lo sport non si fa solo al chiuso delle palestre ma tra le pietre, la polvere e il vento.

A Pattada, nella selvaggia e rude bellezza del Lerno, Matteo Trevisi ha dato battaglia alle alture, affrontando il Wild Trail come si affronta un nemico da rispettare: senza paura, ma con intelligenza. A 1.100 metri sul livello del mare, fra sentieri impervi e graniti levigati dal tempo, la sua corsa ha fruttato: nella fatica, nella natura e nella propria preparazione. Una prova degna del miglior scalatore.

A Ittiri, nel tracciato misto di città e campagna della “Corri Ittiri”, si è presentata una squadra compatta e agguerrita: Michela Pensè, Francesco Priamo, Roberto Uda, Riccardo Burruni, Franco Chessa, Luigi Soggiu, Antonello Carta e il debuttante Andrea Fonnesu, nuova leva in maglia giallorossa. Il percorso, ingannevole e insidioso, ha messo alla prova gambe e concentrazione, ma il gruppo ha tenuto il passo come una piccola pattuglia d’assalto: niente sbandamenti, niente cedimenti. Solo corsa e compattezza.

Poi è toccato a Villacidro, “Lago di Corsa”, nome poetico che cela 11.400 metri di fatica vera, corsa attorno alla diga del rio Leni, tra strade bianche, sole a picco e un panorama che è balsamo e tormento insieme. Carlo Macciocu, in solitaria ma con la schiena dritta e lo spirito della squadra sulla canotta, ha portato i colori dell’Alguerunners fino all’arrivo, confermando il suo valore e la sua costanza in un contesto che non perdona né i deboli né i presuntuosi.

La Sardegna, percorsa così, a piedi e a testa alta, è molto più di un palcoscenico: è una sfida antica. E gli atleti dell’Alguerunners l’hanno accettata. Non per gloria, non per medaglie, ma per pura passione sportiva.

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