A Bruxelles si sono parlati, finalmente. Con cortesia, toni istituzionali e qualche stretta di mano ben calibrata. L’assessora regionale ai Trasporti, Barbara Manca, è volata nel cuore dell’Unione per bussare alla porta del Commissario europeo Apostolos Tzitzikostas e riaprire il dossier eterno della continuità territoriale sarda. A riceverla, i membri del gabinetto del Commissario, che hanno accolto le istanze con «attenzione, ascolto e disponibilità», parole sue.
Il viaggio dell’assessora non era una gita fuori porta. Era la prosecuzione di un percorso avviato per strappare alla burocrazia europea un riconoscimento sacrosanto: il diritto alla mobilità dei sardi. Un diritto troppo spesso raccontato in convegni, ma disatteso nei cieli. Soprattutto ad Alghero, dove i voli scompaiono come le rondini a settembre.
«È stato un passaggio importante – ha dichiarato Manca – e abbiamo riscontrato apertura nel valutare le nostre proposte per superare un modello che ha mostrato tutti i suoi limiti». Un’autocritica lucida, che dà atto di come l’attuale sistema, figlio della stagione Solinas, abbia generato più disagi che soluzioni, colpendo soprattutto studenti, pendolari e malati costretti a rincorrere biglietti da centinaia di euro per un semplice controllo medico.
Fondamentale, in questo contesto, il ruolo dell’eurodeputato Giuseppe Lupo, eletto nel Collegio Isole, che ha spalancato le porte dei palazzi europei e che – parole dell’assessora – «sta affiancando il nostro lavoro con impegno e concretezza». Non da solo, però: il plauso della Manca è rivolto anche ai rappresentanti del Gruppo dei Socialisti Europei, del Movimento 5 Stelle e del Partito Popolare Europeo. Insomma, un fronte largo, che sembra andare oltre i colori politici, almeno a parole.
«Tanti singoli esponenti stanno contribuendo in modo trasversale a costruire una consapevolezza condivisa su un tema che riguarda la coesione territoriale e i diritti dei cittadini europei», ha concluso l’assessora. Ma la vera sfida non è l’elenco dei ringraziamenti. È trasformare queste interlocuzioni in un modello concreto, equo, stabile e accessibile.
Perché i sardi, di promesse in alta quota, ne hanno già ascoltate abbastanza. Ora aspettano che gli aerei decollino davvero.