L'angolo letterario: "Mentre nessuno si accorge di niente", l'esordio di Werner Viola, un grido dalla periferia dell’anima

  Ci sono esordi letterari che passano in silenzio, come un sussurro tra le pagine; altri, invece, rompono il velo dell’indifferenza con la forza di un pugno nello stomaco. "Mentre nessuno si accorge di niente" di Werner Viola appartiene alla seconda categoria. È un romanzo che non chiede il permesso, non si scusa, e non si trattiene nel raccontare la storia di Luca, un ragazzo ordinario che si scontra con la brutalità della depressione in una Milano frenetica e distratta. Viola, 35 anni, debutta con un’opera che mette a nudo le fragilità umane, affondando nelle pieghe più oscure dell’animo con una lucidità quasi dolorosa. 

  L’autore, cresciuto in una periferia napoletana dove la vita correva sui campi di calcio e sulle strade da cui fuggire, racconta il suo percorso verso la scrittura come un atto di salvezza, una via d'uscita dalla marginalità e dalla rassegnazione. Ha letto, ha studiato e infine ha scritto, trasformando il proprio bagaglio di esperienze e cicatrici in un romanzo che ha il coraggio di parlare di ciò che molti preferiscono ignorare.

  La trama e lo stile: un realismo senza veli 

  La narrazione di Werner Viola ha qualcosa di aspro, di autentico. Non c'è spazio per abbellimenti o per soluzioni facili: Luca è un personaggio che si muove tra gli alti e bassi della vita, ma lo fa con un'onestà disarmante, senza nascondere le proprie debolezze. Il suo rapporto con la depressione è raccontato con una sincerità spietata, che a tratti sfiora la brutalità. Viola non si limita a descrivere i sintomi o le conseguenze della malattia, ma scava nella solitudine, nella vergogna, nella difficoltà di trovare una voce quando tutto sembra spegnersi. Il linguaggio è diretto, senza fronzoli, ma al tempo stesso carico di un’energia che trascina il lettore dentro ogni pagina. C’è un senso di urgenza, quasi come se l’autore volesse dirci: "Guardate! È così che ci si sente!". Non c’è spazio per l’indulgenza o per le spiegazioni superflue. Questo conferisce al romanzo una potenza che arriva dritta al cuore. 

  La forza del confronto: Martina e Luca 

  Un elemento di particolare interesse è la figura di Martina, che rappresenta il contraltare di Luca. Mentre il protagonista si lascia trascinare dal buio, Martina diventa il simbolo di chi ce la fa, di chi trova la forza di rialzarsi. Viola ha voluto mettere in scena due prospettive opposte, quasi a sfidare il lettore: sei un Luca o una Martina? La scelta è tua, sembra suggerire. Questa dualità dà profondità al romanzo, mostrando come la vita possa essere un continuo oscillare tra la luce e l’ombra. 

  Depressione e stigma: la lotta contro l’indifferenza 

  Ciò che rende "Mentre nessuno si accorge di niente" un’opera davvero significativa è il modo in cui affronta la tematica della depressione. Viola si oppone all’idea che la sofferenza debba essere taciuta, rifiuta la narrativa del "ce la si può fare da soli". La sua voce si alza contro lo stigma che troppo spesso circonda chi è affetto da disturbi mentali, ribadendo che chiedere aiuto non è un segno di debolezza, ma un atto di coraggio. La sua scrittura diventa così un manifesto contro l'indifferenza, un invito a guardare oltre le apparenze, a riconoscere il dolore altrui e a non lasciarlo scivolare via. Conclusione: una voce nuova e necessaria Werner Viola ha il merito di aver portato sulla pagina una storia che colpisce, scuote e lascia un segno. Non si tratta solo di un romanzo sulla depressione, ma di una riflessione sull’essere umani, sul trovare la forza di alzare la testa e dire: "Io ci sono, e sto lottando". "Mentre nessuno si accorge di niente" è un libro che parla a chiunque abbia mai sentito il peso del silenzio, che invita a non voltarsi dall’altra parte, a non essere indifferenti. È un esordio potente, che conferma Werner Viola come una voce da tenere d’occhio nel panorama letterario contemporaneo.

Cultura

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