Non bastavano la siccità, le malattie e i prezzi da fame. Ora per gli allevatori sardi arriva anche la beffa burocratica. Un nuovo corso da 18 ore sul benessere animale, reso obbligatorio dal DM 6 settembre 2023, rischia di diventare l’ultima goccia che fa traboccare il vaso.
Il costo? Dai 140 ai 250 euro a partecipante. E senza quel pezzo di carta, niente aiuti PAC, niente premi di base, niente eco-schemi, niente premi accoppiati.
«La Regione Sardegna deve immediatamente chiedere al Ministero dell’Agricoltura e ad AGEA la sospensione urgente dell’obbligo del corso da 18 ore sul benessere animale», attacca Tore Piana, presidente del Centro Studi Agricoli. «Imporre oggi un corso a pagamento, senza alcuna programmazione pubblica da parte di Laore, significa tagliare fuori centinaia di aziende agricole dagli aiuti europei e condannarle alla chiusura».
Il quadro è quello di un settore già in ginocchio. La zootecnia sarda è sotto scacco tra virus, crisi di liquidità e costi che divorano i margini. E mentre i pastori fanno i conti con le bollette del fieno, arriva l’ennesima stangata: «Non possiamo permettere che, per colpa della burocrazia e di una formazione imposta a pagamento, si perdano milioni di euro destinati agli allevatori isolani. È il momento della responsabilità e del coraggio. La Regione faccia la sua parte, e lo faccia ora», incalza Piana.
Dello stesso avviso Monica Pisanu, dirigente del Centro Studi Agricoli, che non le manda a dire: «Questa ennesima imposizione burocratica dimostra una totale disconnessione tra chi scrive le regole e chi vive davvero nelle campagne. Troppa burocrazia allontana i giovani dall’agricoltura e contribuisce in modo diretto al drammatico spopolamento delle campagne. È una situazione assurda, incomprensibile e pericolosa».
Pisanu mette il dito nella piaga: «Siamo la Regione Autonoma della Sardegna, ma di autonomia è rimasta solo la parola. Cosa fanno i nostri amministratori regionali? Si rendono conto di quello che sta avvenendo? È ora di svegliarsi, prima che sia troppo tardi».
Il Centro Studi Agricoli chiude con una domanda che brucia come una ferita aperta: «Ma chi aveva informato gli allevatori?». Una domanda retorica che pesa come un macigno.
«Siamo sconcertati. Nessuno aveva informato gli allevatori sardi di questa norma-capestro», denunciano. E ancora: «Dove era l’Assessore regionale all’Agricoltura Gianfranco Satta? Perché non ha informato in tempo gli allevatori di questa scadenza? Perché questi silenzi istituzionali?».
Il Centro Studi Agricoli pretende chiarezza: «Verità sui ritardi informativi, calendario urgente di corsi pubblici gratuiti e sospensione immediata dell’obbligo fino a fine 2027. Basta con una burocrazia che uccide la nostra agricoltura!».
Il rischio è chiaro: la Sardegna rischia di vedere chiudere stalle, perdere animali e disperdere un patrimonio umano e produttivo costruito in decenni. Se la Regione non muove un dito, la prossima transumanza potrebbe essere verso il baratro.