Cagliari. Quando il potere politico è il circuito del male. Affligge la nostra Società. La devasta e la distrugge. Con la complicità di altri poteri. Prima di tutto di quelli imprenditoriali. Perché la forza del potere è nei soldi. Per questo politica e mondo imprenditoriale (industriale, immobiliare, delle costruzioni, delle banche con le loro fondazioni, degli affari) vanno a braccetto. I politici di maggior rilievo, quelli che muovono i fili del potere, sono quasi sempre in conflitto di interessi. Perché, comunque, hanno partecipazioni nel mondo degli affari. Il potere, poi, è "coperto" dai media. I gruppi editoriali sono infatti compromessi e collusi fino al collo. Poi c'è la magistratura. Un baluardo fondamentale della Repubblica. Essa stessa vittima, e talvolta elemento, dei giochi di potere. Per questo ho ieri definito coraggiosa la sentenza di quel giudice che a Sassari ha assolto un avvocato che aveva dato del nazista ad un deputato leghista. Perché la libertà di espressione (e di critica) va, giustamente, tutelata. Nel confine delle regole. Le querele per diffamazione sono lo strumento preferito di oppressione del potere. Non a caso tutti coloro i quali hanno firmato le querele per diffamazione contro di me sono politici. Inquisiti dai Pm, nella maggior parte dei casi, proprio per i fatti che io ho svelato. E anche il politico in questione nella vicenda di Sassari è stato spesso bersaglio delle mie critiche. La realtà è che la querela è un'arma micidiale. Ed i politici ne hanno piena consapevolezza. Per questo evitano il ricorso alla smentita, alla rettifica, alla propria versione dei fatti. Strumenti efficaci ma meno "dolorosi" per il giornalista che si oppone al potere. L'arroganza del potere è anche l'arroganza della posizione privilegiata di cui dispone. Pm e Giudici hanno grosse responsabilità contro il potere. Il giornalista è un bersaglio facile e debole. Per questo la stampa è intimidita. Si va va a processo per una parola, per una frase. Ignorando tutto il contesto delittuoso da cui quella parola e quella frase sono nate. Il giudice sassarese ha invece tutelato il valore fondamentale della libertà di espressione, proprio per la gravità del contesto in cui il querelato ha manifestato, in forma forte, dura, la sua opinione. Che poi fosse un avvocato e non un giornalista è marginale. Perché la libertà di espressione è universale. E quindi di tutti. Tanto che in altri Paesi il reato di diffamazione non esiste. Perché, come dice la Carta dei diritti dell'uomo, nessuno può essere perseguito per le sue opinioni. Mario Guerrini.