Quando si parla di allevamento in Sardegna, si parla di un cuore pulsante dell’economia isolana. Ma oggi quel cuore ha un sussulto: nel Nuorese è comparsa, per la prima volta, la Dermatite Nodulare Contagiosa. Un nome che pare uscito da un manuale veterinario, ma che ha il potere di stendere un intero comparto in poche settimane. Il virus – trasmesso da zanzare, mosche e altri insetti vettori – è stato isolato in un allevamento identificato come IT061NU104, nel territorio della ASL di Nuoro. Da lì, la notizia è corsa più veloce degli insetti. E la Regione, come da manuale, si è accorta della minaccia solo dopo che questa era già entrata dalla finestra.
La risposta è stata l’imposizione di una zona rossa sanitaria: 59 comuni paralizzati, dalla Barbagia al Marghine, dal Goceano alla costa orientale. Le ordinanze vietano qualsiasi movimentazione di bovini, impongono controlli, obblighi sanitari, blocchi alle macellazioni. Il tutto mentre gli allevatori guardano le loro mandrie come una volta si guardava un campo in fiamme. «Siamo di fronte a un episodio gravissimo, con il potenziale di distruggere intere aziende bovine sarde», tuona Tore Piana, presidente del Centro Studi Agricoli. «Come è arrivato questo virus in Sardegna? Sono stati fatti i dovuti controlli sugli animali in ingresso? Chiediamo immediatamente trasparenza e un piano di azione concreto. Non è possibile trovarsi impreparati davanti a un rischio noto da anni in Europa».
Domande che colpiscono come fendenti, in un settore che ha già subito carestie idriche, crolli del prezzo del latte, peste suina e ora questo. Gli allevatori non chiedono miracoli, ma verità. E soprattutto indennizzi, prima che il contagio passi dalle stalle ai conti correnti. Il Centro Studi Agricoli ha messo nero su bianco cinque richieste: chiarezza su come il virus sia entrato in Sardegna, un piano d’emergenza finanziato, indennizzi immediati, sorveglianza nei porti e aeroporti, e una campagna informativa per tutti gli allevatori. Perché chi vive di bestiame non può affidarsi al passaparola quando in gioco ci sono milioni di euro e intere filiere produttive. La Regione, fino a ora, tace. Ma la zootecnia sarda non può permettersi il lusso dell’attesa. E se chi governa si ostina a ignorare l’emergenza, saranno ancora una volta gli allevatori – con il CSA al loro fianco – a dover scendere in piazza.
A mani vuote, ma a testa alta.